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Anything Else

Regia di Woody Allen vedi scheda film

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La recensione su Anything Else

di FilmTv Rivista
8 stelle

Un passeggero sconsolato parla del mistero inesplicabile della vita al tassista che lo sta trasportando all'aeroporto. E il tassista (filosofo, come capitava in tanti film americani degli anni d'oro - i ‘70) risponde: “You know? It's like anything else!”. È questa la battuta che (la prima volta raccontata dal maturo comedian David Dobel, la seconda vissuta dal protagonista, il giovane Jerry Falk) apre e chiude il nuovo film di Woody Allen, storia di un'amicizia bizzarra tra due comici ebreo-americani di evo mentale diverso e di identiche nevrosi, di un amore che scoppia di botto e altrettanto bruscamente si consuma, della vita che va e viene, sempre uguale tra l'East Side e Central Park, di aspirazioni, insofferenze, incomunicabilità, contrasti che si inseguono da un decennio all'altro. Anything Else ha la leggerezza vorticosa e l'essenzialità stilistica di certi Allen “d'annata”, il romanticismo irresistibile di Hannah e le sue sorelle, la malinconia della terza età di Broadway Danny Rose, la frenetica successione di battute di Manhattan. Non succede nulla che non sia già successo. 1977, Io e Annie: una donna “imprendibile”, un uomo in analisi, un viaggio da New York a Los Angeles. Ma là Alvy Singer, inguaribile newyorkese, rifiutava la West Coast con il suo kitsch e la sua cultura da supermarket; mentre qui è proprio Allen, David Dobel, un filosofo-barzellettiere da Central Park, ossessionato dall'Olocausto e dall'autodifesa, che convince il giovane Jerry a mollare tutto e partire. Go West, young man! Curioso scambio di ruoli, che pare corrispondere alla scoperta, finalmente, di un giovane comico capace di aderire spontaneamente a quell'unicum psichico e fisico che è Woody Allen, di dargli un corpo nuovo e nuove possibilità romantiche. Contrappuntato dalla gran voce di Billie Holiday e dalla narrazione in prima persona di Jason Biggs, costruito attraverso la classica successione di campi, controcampi, piani medi, secchi carrelli laterali (molto “metropolitani”, come sono i vecchi idoli Bogart e Sinatra e il cineclub che proietta L'angelo sterminatore), Anything Else è uno dei migliori film di Allen dell'ultimo decennio.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 0 del 0

Autore: Emanuela Martini

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