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Reuben, Reuben

Regia di Robert Ellis Miller vedi scheda film

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La recensione su Reuben, Reuben

di spopola
7 stelle

Gowan, poeta di qualche immeritata fama, goloso di sesso e di whisky, ironico e pungente verso sé stesso ma anche verso il mondo, trascina il proprio fallimento (artistico e personale) in cerca di rimonta,fino a una piccola cittadina universitaria del New Ingland dove sarà per lui più facile fare bella figura e abbindolare con l’ istrionico talento affabulatore che possiede e quel che rimane de l suo fascino,. la fatua società "bene " locale.

 

Da tempo inaridito nella vena poetica, lucidamente ebbro come un Bukowski appena meno degradato, Gowan riesce a muoversi molto bene dentro l'ipocrisia pretenziosa di quella provincia riuscendo  addirittura a sedurre col suo comportamento un po’ libertino molte delle annoiate vogliose e un po’ appassite signore del paese disposte anche a mantenerlo per poter godere dei suoi servizi sessuali. Il suo successo è dunque tutto giocato sullo scandalo (di letto e di bicchiere) e con quello riesce a demolire lentamente tutta l’intransigente pruderie di un moralismo solo di facciata che mostra molto presto tutti i suoi limiti.

Per mantenere fede alla sua fama  destabilizzante e tutt’altro che adamantina, arriva anche  a rubare (i pochi spiccioli che sottrae dalla cassa di un ristorante). Un abbastanza misero successo si può dire allora, ma che permette a quest’uomo che ha conosciuto tempi migliori, non dico di accettare, ma almeno di cercare di convivere con la propria solitaria decadenza scambiata invece dall’esterno per una invidiabile capacità di trasgredire dalle ferree regole della società civile,  e come tale, benevolmente tollerata (forse anche ammirata) dagli ottusi abitanti della cittadina.

 

In questo naufragio di valori e affetti, gli unici contatti autentici sono quelli che ha con il vecchio, irascibile Spofford, un balzano allevatore di polli e con il suo cane Reuben (appunto) che almeno abbaia per salutare (ma che gli riserverà nel prosieguo della storia, anche un brutto tiro)..

 

A complicare di nuovo l’esistenza di Gowan, arriva però la moglie quasi dimenticata da cui si era separato da tempo immemorabile che si rifà viva con il solo scopo di tentare un vero scoop (quello di acquisire materiale per scrivere una piccante biografia su questo “poeta maledetto” o presunto tale).

Bevendo e  scherzando, il prode scozzese (questa è l’origine di Gowan, figura liberamente ispirata a quella di Dylan Thomas ma con evidenti innesti presi da quella di Brendan Beham per la parte più ludica e scollacciata)  continua a portare avanti la sua esistenza strampalata corroso dall’interno da una pigrizia in crescita esponenziale che lo porta ad essere sempre più dibattuto dall’incertezza di una scelta che sembra diventare sempre più prioritaria, quella fra il prendere provvedimenti per l’artrosi che lo tormenta e l’accettare invece un’ipotesi fortemente suicida che potrebbe mettere la parola fine alla sua squallida esistenza (notare l’ironia velenosa del paradosso che ben definisce il clima di questa tragicommedia fra il serio e il faceto).

 

Alla fine però a rimettere a posto le cose, entrerà nella sua vita la bella nipotina di Spofford, studentessa acqua e sapone che riuscirà a dare di nuovo un senso a un’esistenza ormai a rotoli, anche se poi non tutto andrà a finire come a questo punto ci si poteva anche aspettare

 

L’intelligente e un po’ caustica sceneggiatura scritta da Julian J. Epstein (lo stesso che ha scritto quella di Casablanca) è un adattamento per lo schermo del romanzo di Peter de Vries che fu anche ridotto per le assi del palcoscenico (e un po’ questo si sente anche in questa versione cinematografica diretta da Robert Ellis Miller

 

Il  film, nella sua caustica irriverenza (sviluppato con i giusti accenti e un ritmo adeguato) è dunque l’analisi di un’ossessione (quella che riguarda il decadimento fisico e sentimentale oltre che poetico) e delle conseguenze che produce. Il tutto è reso plausibile soprattutto grazie all’ottima prova dei suoi interpreti capitanata da un più che convincente Tom Conti coadiuvato egregiamente da  Kelly McGillis, Cinthia Harris e Roberts Blossom.

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