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La regola del gioco

Regia di Jean Renoir vedi scheda film

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La recensione su La regola del gioco

di passo8mmridotto
5 stelle

Jean Renoir è stato uno dei  grandi maestri del cinema francese. Figlio del grande pittore Auguste, ne aveva di lui nel sangue la genialità e la poliedricità, che riuscì a trasferire nello schermo sin dal suo debutto, nel 1924, con "La fille de l'eau". Con l'avvento del sonoro, inizia la serie ininterrotta di capolavori, tra i quali "La chienne",1931 - "Boudu sauvè des eaux",1932 - "Una partie de campagne",1936 . per giungere al suo film più famoso, "La grande illusion",1937.

"La règle du jeu" fa però eccezione, non può essere assolutamente considerato un capolavoro, e neppure una pietra miliare del cinema. Non sono d'accordo su quanto scrisse Francois Truffaut, definendolo " il credo dei cinefili, il film dei film, il più odiato alla sua uscita, il più apprezzato in seguito fino a diventare un vero successo commerciale dopo la sua terza ripresa in circuito normale e in versione integrale." E ancora: "All'interno di questo dramma giocoso Renoir agita senza averne l'aria una messe di idee generali, di idee particolari e esprime soprattutto un grande amore per le donne".

Può darsi che Truffaut fosse in buona fede, considerati i tempi in cui il film è stato concepito, ma la censura ci andò giù pesante, l'opera fu mutilata e più volte ritirata dalla distribuzione, e fu comunque un fiasco colossale.

Tra l'altro, il film non raggiunse mai le sale di proiezione italiane, e restò a lungo relegato - con le sue mutilazioni - nella stessa Francia che ne aveva decretato l'insucesso. Comunque, il fuoco venne tenuto acceso grazie ai "Cahiers du cinèma" e alla fine ne venne autorizzata la distribuzione in versione integrale. Ma Renoir si era già trasferito in America, nel 1940, dove proseguì la sua carriera con alterne vicende, e dove morì, a Beverly Hills in California nel 1979.

Unico merito del film, è stato quello di aprire una porta socchiusa, autorizzando da quel momento cineasti e produttori a puntare su storie riguardanti i rapporti tra l'alta borghesia e l'aristocrazia e il mondo eterogeneo dei servi e dei domestici.

Renoir ha usato un suo medoto, le "idee generali" e quelle "particolari" di cui scrive Truffaut, per raccontare amori e tradimenti intrecciati tra le donne del bel mondo e la servitù, mentre gli uomini erano affacendati in tresche più nobili, con donne dello stesso censo.

Pertanto, non si vede il "grande amore per le donne", sempre usando l'opinione di Truffaut. Sicuramente le donne vengono presentate come facili prede di militari, gigolò, guardiacaccia e altro. D'altronde, da sempre le nobildonne hanno avuto un debole per qualche nerboruto stalliere e per virili servi sudati e abbronzati, quì troviamo, tra le "idee particolari", un Renoir che ci fa assistere ad un fine settimana nel castello del marchese de La Chesnaye, dove ha riunito aristocrazia e alta borghesia per fare partecipare tutti, nobili,ricchi, servi e quant'altro, ad un gioco che prevede la formazione di coppie clandestine. I mariti, una volta accortisi di essere traditi, dovranno fingere una reazione rabbiosa.

Al mattino, si è svolta una partita di caccia nella proprietà del marchese, alla quale hanno partecipato, tra gli altri, un aviatore, un suo amico, e il guardiacaccia.

Nell'intreccio "particolare" della trama, sappiamo che il marchese de La Chesnaye (Marcel Dalio) ha una amante, della quale vuole sbarazzarsi per non perdere sua moglie Christine (Nora Grègor), che ha comunque due spasimanti, l'aviatore e il suo amico.

Anche i domestici, durante la festa, intrecciano storie sentimentali. Fin qui, il rispetto delle regole sembra perfetto, ma non si può sapere se la finzione ha lasciato il posto a nuove tresche e a nuovi amori. Si cammina in punta di piedi tra il bon ton di maniera dei ricchi, si percepisce la poetica pessimistica e antiborghese di Renoir, nell'ambito di una società e dei suoi costumi all'alba della seconda guerra mondiale.

Renoir, a questo punto, inserisce nell' atmosfera mondana della festa, il dramma: il guardiacaccia uccide l'aviatore, credendo di essere stato tradito da sua moglie.

Al marchese de La Chesnaye toccherà il compito di rassicurare tutti: la festa continua, la morte è marginale, un imprevisto. Il gioco, come quello dell'oca, può riprendere.

 

 

 

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