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Lars von Trier: The Burden from Donald Duck

Regia di Christian Lund vedi scheda film

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La recensione su Lars von Trier: The Burden from Donald Duck

di mm40
6 stelle

Una lunga e approfondita intervista registrata per la televisione da Christian Lund con protagonista Lars Von Trier, che racconta di sé, dei suoi film, delle sue idiosincrasie e soprattutto dei suoi trucchetti del mestiere. Quello principale consiste nel crearsi dei limiti, “come nelle storie con protagonista Paperino”, e lavorare attorno a essi.


“Non posso dire di avere cambiato nulla (nel cinema), ma quantomeno di aver tentato di creare un genere che si potrebbe definire un mix di naturalismo e surrealismo”. Queste sono le parole con cui si chiudono i 52 minuti di intervista che Christian Lund registra con Lars Von Trier e ai quali dà per titolo The burden from Donald Duck. Se la frase appena citata potrebbe essere ampiamente discutibile, ma senz'altro si nutre di un fondo di verità, è legittimo d'altronde chiedersi cosa c'entri Paperino con il regista di Dancer in the dark, Nymphomaniac, Idioti e tante altre opere degne di nota. Le parole di Von Trier sono sempre un minimo metaforiche e, a loro modo, volutamente ingannevoli; è acclarato ormai che il regista danese ama alzare polveroni, usare toni forti e fare dichiarazioni a effetto, ma tutto questo a guardar bene si intona a perfezione con il suo modo di fare cinema. Fantasioso, mai scontato, spesso scorretto (anche dal punto di vista della grammatica cinematografica), a volte addirittura incomprensibile, ma sempre originale. E, va da sé, con un messaggio preciso alla base, così come lo sono le sue parole in questa dettagliatissima intervista. Le storie di Paperino, secondo il Nostro, racchiudono il senso del fare cinema di Lars Von Trier: tutto parte sempre da una serie di impedimenti, di ostacoli da superare, di diktat da rispettare e solo grazie alle proprie doti di fantasia, curiosità, alla propria voglia di sperimentare il protagonista approda al lieto fine. Ora, non è chiarissimo come si possano applicare queste teorie alle storie di Paperino, ma è certo che esse valgono appieno per i film di Lars Von Trier, uno che dal Dogma 95 in avanti ha sempre voluto osare, togliendo il necessario e aggirando i problemi, formulando nuovi piani d'azione e innovando quelli già esistenti nel cinema. Che poi sia riuscito o meno a lasciare una impronta riconoscibile o meno, chi può dirlo? Ai posteri l'ardua sentenza. E questo è, in fin dei conti, il significato dell'esternazione conclusiva del mediometraggio che compare qui in incipit. 6/10.

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