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Perfect Days

Regia di Wim Wenders vedi scheda film

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Gangs 87

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La recensione su Perfect Days

di Gangs 87
8 stelle

 

Hirayama è un uomo semplice che conduce una vita semplice. Lavora come uomo delle pulizie nei bagni pubblici di Tokyo e, nel tempo libero, legge, ascolta musica e fotografa gli alberi.

 

Tutto qui. Eppure in queste due righe, nel modo in cui il regista decide di raccontarcele e metterle in scena, c’è tutto l’immenso cinema del maestro Wim Wenders. In questa sua ultima opera si percepisce tutta l’intimità di un’esistenza semplice, votata alla ricerca del bello nelle piccole cose, nei gesti inaspettati, negli imprevisti che sconvolgono la comfort zone di una routine che Wenders decide di mostrare (quasi) allo sfinimento pur senza stancare mai.

 

Ispirandosi al cinema giapponese d’altri tempi, compone un poema moderno dai profumi antichi. Quest’uomo che sembra arreso alla vita, si lascia trasportare dall’assuefacente quotidianità nelle ore, nei giorni, nelle settimane che trascorrono e di lui altro non sappiamo. Per chiara volontà sceneggiatoriale, Wenders ce ne oscura il passato, limitandosi a lasciare intendere, senza mai preoccuparsi di spiegare.

 

Parte del fascino di questa pellicola si sviluppa proprio da questo disinteresse degli eventi e delle persone che hanno condotto Hirayama a divenire l’uomo che è oggi; la conquista di una sorta di pace interiore che sembra aver raggiunto, in quello che sembra essere l’apice della sua esistenza, il suo periodo più florido. Ignorando tutto (o quasi) di quello che viene prima di ciò che stiamo osservando, Wenders vuole dare merito allo stesso protagonista di essere divenuto, solo ed esclusivamente per sua volontà, ciò a cui tutti aspiriamo, frutto indipendente degli eventi che lo hanno plasmato.

 

Sia chiaro, per raggiungere lo zen è necessario che ci siano determinate condizioni. Il modo di vivere dei giapponesi, la loro vocazione alle regole e al rispetto del prossimo, è agli antipodi rispetto al nostro. Mi sono chiesta più volte, dopo la visione della pellicola, quale sarebbe l’atteggiamento di Hirayama se vivesse in una qualsiasi delle nostre grandi città. Di certo raggiungere quello zen non sarebbe altrettanto facile ne quantomeno scontato.

 

Sostanzialmente l’essenza del film di Wim Wenders è la poesia. Nella visione non bisognerebbe porsi troppi quesiti ma solo abbandonarsi alle sequenze che scorrono, cercando di osservare tutto attraverso gli occhi e le passioni del protagonista. Giorni dall’alba al tramonto accompagnati dalla musica incantevole (le ha azzeccate proprio tutte), dalla magica visione degli alberi e delle sue ombre, dai sogni confusi che animano il sonno di Hirayama ma anche dalle diverse artistiche inquadrature con cui Wenders compone la pellicola; pur trattandosi, in quasi ogni sequenza della stessa quotidiana routine, la poetica visione del riesce a non renderne nessuna uguale a se stessa.

 

Proprio come una poesia che ci piace particolarmente e che leggiamo in diversi momenti della nostra vita, Perfect days andrebbe visto e rivisto in più occasioni, magari, che ne so, la butto lì, ogni dieci anni, per permetterci uno sguardo e un sentire che sarebbe senza dubbio ogni volta differente, ed ogni volta capace di dimostrare quanto anche una vita, apparentemente semplice, vale la pena di essere vissuta intensamente.

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