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L'ora di religione

Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'ora di religione

di hallorann
10 stelle

Leonardo non si sente libero se dio è dappertutto, come dice la maestra di religione e la catechesi cristiana. In giardino cerca un posto dove nascondersi agli occhi di un dio impiccione che vorrebbe spiare miliardi di persone. Nella esemplificazione ludica e lucida di un bambino viene rappresentata una iconografia, una stortura che condiziona e ha condizionato generazioni. Ernesto Picciafuoco è un pittore, ateo e coerente. Si sforza di portare avanti questi due principi agli occhi del figlio Leonardo. Riceve la visita di un messo del cardinal Piumini perché la canonizzazione della madre è ad una fase avanzata. La famiglia lo ha tenuto all’oscuro, compresa la moglie Irene, dalla quale si sta separando, anche per queste divergenze. La madre di Ernesto venne uccisa dal fratello Egidio, un fratello demente e represso da una educazione rigidamente cattolica. Gli altri fratelli, plasmati dalla zia Maria, la più intraprendente e opportunista, si sono convertiti per sfruttare questa ricca occasione. Il cardinal Piumini incontra Ernesto per interrogarlo sulla madre e su Filippo Argenti, un amico di famiglia che si dice guarito da un carcinoma grazie all’intercessione della donna. Il pittore non nasconde il suo imbarazzo per una madre che considera ancora instupidita dal bigottismo. Il dialogo con zia Maria è un trattato politico esistenziale da stampare e mandare a memoria: i Picciafuoco hanno necessità di un padre, di un padrino, non essendo nell’opus dei, nella massoneria etc. devono sfruttare questa opportunità unica di riscatto dai fallimenti generazionali che li hanno tramortiti. Loro come tutta la generazione sessantottina è sottinteso. Tutti sono impegnati in questo delirio chiamato canonizzazione e nei fervidi preparativi per l’incontro con sua santità. Ernesto non ci sta a ridicolizzarsi e a farsi strumentalizzare. L’incontro nell’ospedale psichiatrico in cui è recluso l’omicida Egidio è rivelatore delle frustrazioni del fratello medico Ettore, c’è l’illuminante dialogo con lo squilibrato Curzio Sandali e c’è la bestemmia catartica, liberatrice di Egidio. Solo Ernesto lo placa e lo capisce, controcorrente con i fratelli. Dopo una lunga notte romana, tra cui il duello con il nobile Bulla, le strade della famiglia si divideranno: da una parte la delegazione con Piumini verso il Papa, dall’altra Ernesto che dopo aver concretizzato il vero ideale di amore accompagna Leonardo a scuola. Due cose apparentemente molto semplici ma rivoluzionarie.

 

Locandina italiana

L'ora di religione (2002): Locandina italiana

 

Marco Bellocchio scrive, dirige, immagina e sogna “L’ora di religione”: una delle sue opere più mature, in cui torna sui passi di sempre della sua filmografia quali la follia, la religione, la coerenza, il pubblico e il privato, i pugni in tasca. Attraverso la figura di Ernesto (interpretato con mirabile aderenza da Sergio Castellitto) compie un viaggio quasi senza tempo, eterno, in un mondo che (non) è cambiato e che non riconosce. Egli vive questa vicenda della canonizzazione - il sottotitolo “Il sorriso di mia madre”, in modo poetico, dice che anche lui involontariamente si porta dietro e dentro una caratteristica dell’odiata madre - come un sogno che ogni tanto si tramuta in un incubo: il folle scontro con il monarchico Bulla (l’ottimo Toni Bertorelli) e quella cornice inquietante e funerea che gli sta attorno. Bellocchio attacca la fabbrica dei santi dei vari papati (Giovanni Paolo II in primis), l’invasività vaticana, l’ipocrisia di cui è permeata la società, i compromessi verso il basso di una generazione. Nei dialoghi fulminei, nelle figure emblematiche di zia Maria (l’onnipotente Piera Degli Esposti), l’incredibile Filippo Argenti (il feticcio Gianni Schicchi) dai nomen omen Danteschi, figure che sembrano davvero uscite dall’Inferno dantesco, come il toccante Egidio di Donato Placido - si aprono squarci di umanità e di assordante verità. Ernesto chiude il suo cerchio con la coerenza distruggendo almeno al computer l’orrendo Vittoriano invocato dal ribelle represso interpretato da Pietro De Silva. Pellicola densa e dagli infiniti rivoli di riflessione e analisi.

 

Sergio Castellitto, Maurizio Donadoni

L'ora di religione (2002): Sergio Castellitto, Maurizio Donadoni

 

Sergio Castellitto

L'ora di religione (2002): Sergio Castellitto

 

Sergio Castellitto, Marco Bellocchio

L'ora di religione (2002): Sergio Castellitto, Marco Bellocchio

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