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Elemental

Regia di Peter Sohn vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Elemental

di shadgie
7 stelle

Un film affascinante e insieme informe come i suoi personaggi

Elemental va ad inserirsi nell’ormai longeva tradizione dei film Disney-Pixar che non ce l’hanno fatta, o almeno non del tutto. Fagocitato dai mezzi produttivi continuamente cangianti dell’epoca post-covid, non esplode nelle sale (sempre più gigantesche, roboanti ma sparute, atomizzate nella provincia generica di un Ovest languente) ma rimane al loro interno per un tempo sufficientemente lungo da maturare e destare l’attenzione degli spettatori. Spettatori, s’intende, non necessariamente piccoli ma talvolta più interessati a comprendere la genesi del prodotto della storia stessa. Come già accaduto per Coco e Soul l’incanto visivo e pittorico è il nocciolo attorno a cui chi guarda riesce a dar senso alla propria visione. La resa dei personaggi del popolo del fuoco, supportato dall’accostamento di tecniche d’animazione diverse, ma forse anche della loro controparte, è vivida e insieme struggente, per l’intensa saturazione del colori ma anche per quel movimento ventoso che anima i volti, per la loro violenta precarietà.

 

Le architetture e le variabili riorganizzate che danno vita alle etnie “fortunate” , che prima dell’arrivo degli abitanti di fuoco convivevano armonicamente nella città, rimandano inevitabilmente alle megalopoli futuristiche e insieme impalpabili già viste in film come Zootropolis. In più si nota una sorta di concezione organica, forse figlia di una rinnovata sensibilità sull’ambiente e sui suoi ecosistemi, con alcune parziali incoerenze. La famiglia di Ember vive in un quartiere meno fragile, meno propenso all’autoorganizzazione estetica secondo linee curve e ampollose.

 

Si accenna, forse anche grazie al doppiaggio un po’ forzato ma funzionale dei genitori (la madre nella versione italiana è Sierra Yilmaz, caratterista turca dalla verve grottesca cresciuta nel cinema di Ferzan Ozpetek), a una visione più ampia sulla condizione degli immigrati: accettati ma mai completamente integrati nella grande città, portatori di valori di condivisione e vicinanza ma, allo stesso tempo, di un conservatorismo a tratti soffocante.

 

In Elemental c’è tutto, forse troppo: il conflitto interrazziale e quello generazionale, la scoperta dei propri sogni e le prese di coscienza dolorose già viste in molte altre pellicole di coming of age, la storia d’amore più o meno impossibile osteggiata da nemici astratti e astringenti più che da un “cattivo” vero e proprio, La descrizione dei caratteri tardoadolescenti prova a farsi sfumata e adulta ma, per rivolgersi a tutti, inciampa sulle dicotomie e sulle distanze di una protagonista incapace di dominare la sua rabbia e di un coprotagonista capace solo di empatia e serenità piangente,. In tal senso, tra le strizzate d’occhio al pubblico più adulto, potrebbe inserirsi la bizzarra rappresentazione della famiglia di lui, parodia dell'alts birghesia liberal statunitense, apparentemente molto più inclusiva rispetto alla nuova arrivata ma genuinamente ridicolizzata nei suoi eterni pianti quasi risolutori.

 

L’appropriazione di sé passa invece attraverso esplosioni, esondazioni e soprattutto raffronti diretti con il conflitto, in cui le pulsioni trovano il loro giusto e insieme scontato incanalarsi.

 

Nonostante l’utilizzo di simbologie troppo scoperte, come il potere rasserenante dell’acqua e le nuove reazioni sperimentate attraverso la fusione dei caratteri principali (quel non essere più soltanto se stessi dopo l’abbraccio), il film sa farsi strada nell’immaginario attraverso sequenze descrittive e d’azione a tratti incantevoli: il vetro che prende forma nelle mani della ragazza ma soprattutto l’incursione notturna nell’orto botanico allagato, in cui la luce appare e scompare per preparare all’incanto e, poco dopo, al pericolo. La storia di Wade ed Ember si conclude con un finale conciliante per tutti, in cui nulla è realmente perduto ma in cui ogni scena caotica e intensa sembra perdersi in una brezza leggera e fumosa. (6,5)

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