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Cento domeniche

Regia di Antonio Albanese vedi scheda film

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La recensione su Cento domeniche

di diomede917
8 stelle

CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: CENTO DOMENICHE

La scorsa settimana, dopo aver visto l’ultimo Ken Loach, mi chiedevo come mai in Italia non si fanno più film che parlano degli ultimi, che danno voce agli ultimi e che dimostrano l’enorme umanità degli ultimi.

E poi mi arriva la risposta tra capo e collo attraverso il film della maturità registica e narrativa di Antonio Albanese.

Cento Domeniche non è ispirato a nessuna storia vera ma è una storia verosimile fatta come un puzzle dei drammi, raccontati dai giornali, ad opera di crack bancari e come questi siano stati vigliaccamente coperti a scapito degli “Ultimi”.

Antonio Albanese non si scorda il suo passato di operaio tornitore, non si scorda di essere cresciuto ed educato da una famiglia dell’entroterra lecchese e questo suo ricordo di vita semplice risulta fondamentalmente vero e importante nel raccontare il sogno spezzato e distrutto di Antonio Riva.

Antonio è un ex operaio di un cantiere nautico, dopo 43 anni di onorata professionalità viene invitato ad andare in prepensionamento per contenere i costi e perché il mercato è in crisi. Ogni tanto torna a dare una mano e insegnare il mestiere ai giovani con qualche fuori busta per arrivare a fine mese, gioca a bocce a un certo livello con gli ex colleghi e ha un sogno. Un sogno che si intravede fin dalle prime immagini di quando era un giovane padre, marito felice che ancora non avrebbe pensato a vivere una vita da separato. Antonio vuole accompagnare sua figlia Emilia all’altare regalandole la magia di quando da bambina giocavano al suo matrimonio.

E così quando la sua amata piccolina e il suo compagno annunciano le future nozze, Antonio è al settimo cielo. I risparmi di una vita saranno investiti per regalare un sorriso.

Ma c’è un ma. Quei soldi che Antonio crede siano in un fondo obbligazionario, sono in realtà Azioni (Sig. Riva ha firmato lei non ricorda?), il Direttore della banca consiglia un prestito perché stanno volando e bisogna sempre favorire il volo.

E così l’ingenuo Antonio, l’uomo che si fida di tutti e che non vede mai il male, entra dentro un incubo fatto di impiegati bancari fuggenti e reticenti, amici di una vita in preda a crisi di panico, giovani che dalla vergogna per aver ingannato della povera gente si tolgono la vita, donne su cui aveva affidato l’investimento dei sentimenti sparire per tenersi la vita agiata che un matrimonio infelice ti sa dare.

Antonio Albanese è bravissimo nel catalizzare su di sé tutte le tensioni del personaggio. Tensioni che crescono piano piano con l’evolversi della vicenda.

Pur non rivelando grandissimi guizzi registici, riesce a farci vivere la disperazione di una brava persona che piano piano perde tutto e non solo al livello economico.

Nonostante sia uno e trino (visto che è anche lo sceneggiatore del film), Antonio Albanese non fagocita il suo Cento Domeniche con la sua interpretazione.

La maschera triste di Antonio Riva diventa sempre più triste e iconica interagendo col cast a disposizione.

Drammatico lo scontro con gli amici della squadra di bocce che mettono di fronte il protagonista alla sua realtà di ingenuo ma soprattutto intenso l’abbraccio della mamma, interpretata da una sempre brava Giulia Lazzarini, che nonostante i vuoti di memoria non si scorda come si ama un figlio.

E ritornando al discorso iniziale, se Ken Loach con i suoi “Ultimi” finisce sempre con lasciare un piccolo barlume di speranza Antonio Albanese segue la tragedia del suo protagonista con una durezza quasi angosciante e al posto della speranza ci lascia un primo piano di spalle, dopo 94 minuti di primi piani di una faccia sempre più alienata e disperata, come fosse un attacco a chi le spalle le ha voltate ad un uomo d’acqua dolce che voleva solamente regalare il giorno più bello della sua vita alla figlia.

Voto 7,5

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