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TÁR

Regia di Todd Field vedi scheda film

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La recensione su TÁR

di leporello
5 stelle

Tutti pazzi per Cate?

   Per la mia modesta esperienza, siamo davanti all’unico caso in cui Cate Blanchett non si possa dire men che sublime. Men che sublime già potrebbe essere un ottimo, invece in questo caso è meno, molto meno, forse quasi nemmeno sufficiente.


   Non è colpa sua, ne sono convinto: ci sono casi  (questo è evidentemente uno) in cui il cinema non sa stare dentro i suoi confini, si crede e si fa onnipotente, onnisciente, onnipresente. Multiculturale, multitasking, ultra disciplinare. No, non va bene. Un conto è dare il lazzo a John Wayne, o il mestolo per la zuppa di fagioli a Terence Hill, un altro è dare in mano a un direttore d’orchestra (direttrice? il dibattito è d’attualità, Meloni docet) la bacchetta con l’illusione di metterla a nudo. Un conto è disegnare le anime con la fotografia, un conto diverso è edulcorare di talento la casa di quel nessuno che potrà mai colorare quel talento là dove non abita.


    Nemmeno l’attrice migliore (attore?) potrà mai rendere la passione di cui è oberato, oppresso, testimone, vittima e protagonista il personaggio che è chiamato ad interpretare fintanto che il cinema avrà l’inopportuna ambizione di volerla mettere in scena dimentico del fatto che sta solo facendo un film. Sia chiaro: non sono inopportuni i film che raccontano di artisti. Ce ne sono a centinaia. Ma  un conto è l’ambizione di volerne raccontare la storia, un conto è di volerne rappresentare l’anima. E infatti, l’anima di Lydia Tar è sporcata e vilipesa dalle imitazioni goffe e un po’ animali di come si muove un direttore davanti alla sua orchestra, diviene vittima di una carnevalata d’autore mentre la già  sublime Cate si sforza, con professionalità encomiabile e  non omologabile, di fare le mossettine che uno si aspetta da un Abbado (Abbada? Decida Meloni) ottenendoci il solo risultato di non farci  conoscere nulla (dell’anima ) di Lydia Tar.


    Fortuna che oltre il cinema, c’è anche You Tube. Una volta c’erano anche i negozi di dischi, pazienza... accontentiamoci.

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