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Babylon

Regia di Damien Chazelle vedi scheda film

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Dany9007

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Babylon

di Dany9007
6 stelle

L'intento del film è chiaro fin dalla prima sequenza, con l'elefante che "rilascia" i suoi bisogni direttamente sullo spettatore. Per cui la volontà di stordire il pubblico con immagini sostanzialmente di cattivo gusto è centrato in pieno. La prima parte di film, sviscera con una costante spregiudicatezza le follie della Hollywood dei "ruggenti anni venti" nonché degli scandali in un mondo che la stampa stava sempre più stigmatizzando come un contesto di perdizione e di follie. Per i curiosi il libro Hollywood Babilonia di Kenneth Anger narra molteplici episodi scandalistici che misero in crisi prima di tuttto i personaggi del cinema, ma anche il contesto degli studios. Più o meno esplicitamente vengono citati alcuni di questi: uno tra tutti, il più tragicamente celebre, quello di Fatty Arbuckle che lo vide protagonista di uno scandalo colossale a seguito della morte della giovanissima attrice Virginia Rappe durante uno dei suoi festini, che decretò quindi la fine della carriera di Arbuckle (sebbene mai ritenuto colpevole da parte di un tribunale) e l'irrigidimento da parte degli studios che però incontrarono altrettanti comportamenti "licenziosi" da parte delle loro star. Qui in Babylon vediamo infatti un personaggio dalle fattezze di Arbuckle impegnato in giochi erotici con un'attrice che, accompagnati da dosi di cocaina, provocano la morte di quest'ultima, permettendo alla spregiudicata Nellie LaRoy (una stupefacente Margot Robbie) di accedere al mondo del cinema. Se la sequenza di questa festa orgiastica è appunto un pezzo di cinema che lascia stordito lo spettatore, la pellicola poi si dipana tra le vicende di più personaggi, dalla già citata Nellie, che vedrà una rapidissima ascesa grazie alla sua spregiudicatezza (e anche al suo talento naturale per la recitazione), quella di Jack Conrad, divo dello schermo dall'animo generoso ma minato dall'alcolismo e da relazioni superficiali con le donne, ma anche la vicenda del trombettista Sidney Palmer e soprattutto quella del giovane Manuel Torres, che da inserviente alla festa iniziale, grazie all'amicizia con Jack, subentra nel mondo delle case di produzione sino ad arrivare all'incarico di produttore esecutivo. La storia evidenzia presto i profondi cambiamenti che avrebbero stravolto le regole del cinema: prima fra tutte l'avvento del cinema sonoro, che, come avvenne nella realtà, cambiò le sorti di alcuni giganti dello schermo; solo per citarne alcuni: Charlie Chaplin avrebbe impiegato 10 anni prima di adeguarsi alla nuova tecnologia, Buster Keaton non riuscì praticamente a trovare più una sua dimensione, al contrario per Laurel & Hardy fu la consacrazione del successo. Lo stesso avviene ai protagonisti del film: la voce sgraziata di Nellie non si adatta assolutamente alle esigenze di produzione e pubblico, così come per Jack comincia a tramontare il fascino che esercitava sui suoi fans, dovendo man mano accettare ruoli per produzioni di scarso livello. A questo si aggiunge l’irrigidimento da parte delle case produttive circa la condotta morale delle star: Nellie, con le sue consuetudini nell’utilizzo di droghe e nel gioco d’azzardo, ancor più amplificate da una situazione familiare disastrosa (la madre è ricoverata in un istituto psichiatrico ed il padre è un inetto che mette alla berlina le sue assurdità) apprende di essere considerata una sgualdrina senza talento sull’orlo dell’imminente tracollo. Sarà Manuel innamorato, non ricambiato, di Nellie a cercare di reintrodurla, senza successo, in società, provando a crearne un’immagine colta e disciplinata. Sia Nellie che Jack andranno a modo loro incontro ad un tragico destino, coerentemente con le proprie personalità ed i propri difetti (particolarmente di cattivo gusto, ma adeguata alla personalità del personaggio, la sequenza in cui Nellie inizia a vomitare durante un party). Come detto, se la prima parte del film riesce ad inebriare lo spettatore, attraverso un tripudio di sequenze (sempre un po’ alla ricerca dell’effetto sgradevole) ma comunque di talento, nella seconda la vicenda si arena su una struttura estremamente più banale e anche un po’ improvvisata: la vicenda dell’indebitamento di Nellie nei confronti di un gangster locale sembra buttata lì con uno spessore da sitcom, così come qualunque spettatore aveva già intuito che i soldi utilizzati per ripagare i debiti di Nellie erano le banconote di scena, per non parlare della dichiarazione d’amore, per l’ennesima volta non corrisposto, da parte di Manuel, peraltro recitata con frasi e lacrime di nuovo da sitcom. Altrettanto pomposo e diluito è il finale, che sembra dover a tutti i costi narrare le vicende successive dei protagonisti tanto da arrivare a vedere un invecchiato ed imborghesito Manuel che, come lo spettatore, si emozionerà di fronte ad una carrellata dove è ben racchiusa la magia del cinema. Le citazioni ed i riferimenti anche al mondo del cinema si sprecano, come detto in Nellie si rivede la tragica parabola di Clara Bow, con tanto di sequenza, realmente avvenuta, in cui fa esplodere le valvole della sala di registrazione, stessa cosa per il personaggio di Jack che ricalca John Gilbert e Douglas Fairbanks, entrambi rovinati dall’alcol e tramontati rapidamente con l’avvento del sonoro. Ma qua e là si possono vedere citazioni di alcuni film (Brad Pitt che cade in piscina galleggiando come il cadavere di William Holden in Viale del tramonto) ma anche si possono trovare alcuni elementi in comune con opere letterarie (poi divenute a loro volta film) come Il giorno della locusta e Gli ultimi fuochi

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