Espandi menu
cerca
Deserto rosso

Regia di Michelangelo Antonioni vedi scheda film

Recensioni

L'autore

hallorann

hallorann

Iscritto dal 7 ottobre 2009 Vai al suo profilo
  • Seguaci 90
  • Post 12
  • Recensioni 609
  • Playlist 15
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Deserto rosso

di hallorann
4 stelle

“Mi fanno male i capelli”, dice ad un certo punto Monica Vitti protagonista di DESERTO ROSSO di Michelangelo Antonioni. E a noi tutta la testa, dopo la visione di un film datato e quasi insostenibile. Quanto sono freschi, ancora pungenti e talvolta profetici i film di Ferreri sono invece invecchiati male, tediosi all’inverosimile e non più efficaci quelli dell’autore de IL GRIDO. Archeologia cinematografica. In seguito il regista ferrarese lascerà delle opere, ancora oggi, significative e superlative (BLOW-UP, ZABRISKIE POINT e soprattutto  PROFESSIONE: REPORTER). Giuliana è la moglie depressa di un dirigente industriale del ravennate, la quale in seguito ad un incidente stradale è rimasta scioccata, insofferente alla realtà, non più in grado di portare avanti la vita coniugale e di madre di un bambino in età prescolare. Corrado, un ingegnere amico del marito di Giuliana che si trova in zona per un breve periodo le sta vicino, l’ascolta e cerca di aiutarla. Giuliana è stata ricoverata non per un incidente ma per una forma di esaurimento che non accenna a placarsi. Una sbandata per Corrado, la ricerca di attenzione del figlioletto, una “favola” raccontata al piccolo ambientata in un luogo da sogno (la celeberrima spiaggia rosa nell’isoletta di Budelli in Sardegna, all’epoca di proprietà di tale Piero Tizzoni di Milano) sembrano allontanare il suo male di vivere. Ma il suo destino e quello del figlio sembrano stagnarsi all’ombra dei fumi tossici e colorati della fabbrica.

La crisi della borghesia, della coppia moderna, l’industrializzazione selvaggia e senza rispetto per la natura e per gli umani (più volte sottolineata e rimarcata), questi sono gli elementi principali e di raccordo dell’opera vincitrice nel ’64 del Leone d’Oro al Festival di Venezia (premio assurdo confrontato con IL VANGELO di Pasolini). L’uso innovativo (quarantacinque anni fa) del colore serve a illustrarci i toni brumosi della nebbia che avvolge le vite mediocri e ripetitive dei protagonisti, i colori variopinti delle ciminiere inquinanti uniti ai rumori assordanti e fastidiosi rappresentano la perniciosità del paesaggio industriale alla nostra salute fisica e psichica (intenti meritevoli per carità, ma, come dire, zavorrati dalla messinscena etc.). Musiche elettroniche contrapposte a canti femminili suggestivi e  angosciosi. La protagonista Giuliana, interpretata con dedizione e cura (depressiva) da Monica Vitti, girovaga su se stessa come buona parte della trama e dei dialoghi: retorici, reiterati e, pur scarni, ugualmente stancanti per le palpebre e la mente dell’odierno spettatore. Da salvare (
ça va sans dire) l’oasi nel mare cristallino e nella natura incontaminata del nord Sardegna. La coppia Vitti Antonioni in quegli anni possedeva a Costa Paradiso una villa (oggi abbandonata) insediata nelle rocce e a due passi dal mare, luogo non molto lontano da quello filmato in DESERTO ROSSO.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati