Regia di Jonathan Mostow vedi scheda film
C’è stato un periodo, a cavallo tra il vecchio e il nuovo millennio, in cui il genere “guerra” ha attraversato un revival innegabile, esplosivo, sorprendente e glorioso. Per citarne alcuni: “Salvate il soldato Ryan” (1998), “La sottile linea rossa” (1998), “Black Hawk Down” (2001), “Pearl Harbor” (2001) e “Il nemico alle porte” (2001).
Sia chiaro: non siamo ai livelli del film di Spielberg né tanto meno di quello di Malick. Eppure questo “U-571” è un grandissimo film.
Nonostante sia a tratti pomposo e nonostante l’imponente ombra di patriottismo a stelle e strisce che pervade tutta la pellicola, trattasi di un’opera strabiliante nella maniera in cui riesce ad essere avvincente e spettacolare evitando le trappole della noia quanto quelle del dejà vù.
Un war movie fatto come Dio comanda, serrato, teso, popolato da grandissimi attori passati (Harvey Keitel), promesse future poi mantenute (Matthew McConaughey) e camei cult (Jon Bon Jovi).
Per una volta, guardare senza il fardello della riflessione ped(s)ante non significa per forza spegnere il cervello e lasciarsi stupire dai botti, ma semplicemente farsi trasportare dallo svolgersi di eventi e colpi di scena che vanno a comporre un plot a dir poco perfetto.
Per una volta, in altri termini, il mero intrattenimento può diventare grande cinema senza per questo offendere o oltraggiare quelle pellicole belliche che hanno segnato la Settima Arte.
Per chi scrive, il miglior film di guerra sottomarina di sempre.
Da vedere assolutamente; meglio se su grande schermo e ad alto volume.
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