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Decalogo 9

Regia di Krzysztof Kieslowski vedi scheda film

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La recensione su Decalogo 9

di Aquilant
8 stelle

“L’amore non è un po’ di ginnastica sul letto una volta alla settimana, quella è biologia. E’ in fondo al cuore che si trova l’amore e non in mezzo alle gambe” afferma Hanka in un malinconico confronto col marito afflitto da disturbi d’impotenza. E’ evidente l’importanza che riveste per l’autore il problema della dialettica fra sesso ed amore inserito in un discorso di trasgressione e di violazione del vincolo di fedeltà coniugale.
Compatibilmente all’intento di far scorrere davanti agli occhi dello spettatore, manifestandolo in tutta la sua gravità, il dramma di una coppia contemporanea gravata da problematiche di non facile soluzione ma ancora tenuta insieme dal mastice di legami affettivi non completamente sfilacciati, Kieslowski non si fa scrupolo di aggredire gli immalinconiti coniugi nel bel mezzo del loro tormentoso percorso d’esistenza. E realizza il suo proposito tramite una serie di ripetuti primissimi piani effettuati a mezzo di obiettivi a lunga focale, avviluppando i personaggi in una cruda illuminazione a luce radente che pone impietosamente in risalto i lineamenti non più adolescenziali, quasi a prefigurare l’incerto futuro che li attende, cosparso di poche luci e molte ombre.
L’autore indaga a fondo sulle pieghe dei volti tesi che traboccano dallo schermo rivelando finzioni mistificanti frammiste ad indefiniti sensi di colpa, pronto a mettere a nudo le ipocrisie congenite, a far vacillare le preordinate certezze, a rendere precario ogni fuorviante senso di sicurezza. Proteso a smantellare lo scudo difensivo eretto attorno alle loro persone, non manca di scovare cicatrici del tempo nascoste tra le pieghe di una pelle agitata, corrosa da emozioni da stress da matrimonio, in un’esibizione filmica tesa a violare la privacy dei lineamenti facciali rivelati in tutta la loro disarmante vulnerabilità, meri specchi di anime intente ad esercitare una maldestra funzione doppiogiochistica giunta ormai alla frutta.
L’uso prolungato della messa a fuoco selettiva raggiunge lo scopo di cogliere le controverse afflizioni di vita quotidiana e l’incertezza che striscia sotto la pelle dei protagonisti con un senso di immediatezza pregno di pathos e di partecipazione profonda, facilmente trasmissibile allo spettatore grazie ad una calibrata giustapposizione tra i soggetti in primo piano e quelli sullo sfondo ed al conseguente spostamento del centro dell’attenzione sugli uni o sugli altri a seconda delle intenzioni del regista. In una situazione che trova il suo baricentro nell’impurità del pensiero deviato da un malcelato impulso di gelosia è singolare l’uso del telefono cui viene attribuita una funzione primaria di smascheramento delle situazioni di ambiguità, usato di conseguenza dall’autore alla stregua di un vero e proprio personaggio in carne ed ossa e gratificato di una serie di eloquenti primi piani. E rincarando la dose Kieslowski si diletta in un ardito gioco di specchi nel tentativo di rendere in tutta la sua evidenza la spersonalizzazione dell’atmosfera e la raddoppiata tensione nervosa dovuta al gioco dialettico della coppia alle prese con uno sterile girotondo di finzioni esplicitamente smascherato agli occhi compiacenti dello spettatore. Anche qui l’intricata situazione è dominata dall’imprevedibilità del caso proteso in modo spiazzante a padroneggiare una situazione chiaramente tirata troppo al limite e che nel suo concitato finale rischia di sfuggire di mano agli inquieti protagonisti, ma che grazie alla complicità dell’apparecchio telefonico sarà ricomposta, seppure in maniera traumatica, in tutti i suoi tasselli. Ma permane tuttavia l’equivoco di una dubbia trasgressione del nono comandamento che solamente di riflesso viene affrontata nel presente episodio cosparso di lontane suggestioni bergmaniane, sicuramente uno dei più vibranti dell’intera serie. E già si fanno largo tra le pieghe della narrazione evidenti echi premonitori de “La doppia vita di Veronica” inseriti nell’ambito di un usuale gioco di rimandi molto familiare ai fruitori del cinema kieslowskiano.







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