Regia di Werner Herzog, Clive Oppenheimer vedi scheda film
Se devo trovare un difetto in Werner Herzog, è quello di indurci ad una sorta di assuefazione che, come tutte le droghe, ha i suoi pro e i suoi contro. Personalmente, sono felice di essere un Herzog-dipendente, e le mie sconclusionate sinapsi esultano (forse artatamente) ogni volta che esce un suo nuovo film, particolarmente i suoi documentari.
Dopo di che, non escludo che siano quei canti simil/tenores costantemente innestati nelle sue produzioni a farmi gridare al “prodigio” ogni volta che lo ritrovo sul mio percorso, ma non posso che tributargli, ogni volta di più, quel merito dovuto alla curiosità, all’amore per l’indagine lontana e difficile, che fa di quel laico bavarese (che, in quanto tale, rifiuta di essere ritenuto soltanto “polvere di stelle”) uno di quegli uomini di cultura che ha sicuramente acquisito, con la sua carriera e la sua esperienza, un bagaglio di conoscenza (e dunque di comprensione) tale da essere, per quel che mi riguarda, un Faro e un Riferimento che si affaccia ormai annualmente (Deo Gratias) col suo ultimo film negli schermi del mio (nostro) bisogno di Sapere.
Film universale, meraviglioso.
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