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France

Regia di Bruno Dumont vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su France

di laulilla
8 stelle

Presentato a Cannes quest’anno e attualmente ancora visibile in alcune sale italiane, è l’ultimo importante film di Bruno Dumont.

 

Bruno Dumont – allontanandosi questa volta dal Pas di Calais, (l’ambiente di Ma Loute e di P’tit Quinquin) – affronta, con la stessa volontà di smascherare le contraddizioni grottesche della società, alcuni momenti significativi della storia di Francia, attraverso i personaggi femminili di Jeanne D’arc* e di France, eroina dell’ultimo suo film, presentato a Cannes quest’anno e attualmente ancora visibile in poche sale italiane.


Léa Seydoux ha interpretato France de Meurs, giornalista di spicco dellaTV, sempre accompagnata, sia nei programmi da studio, sia come inviata di guerra, dall’amica assistente Lou (Blanche Gardin), che la incoraggia e la asseconda. 

France de Meurs è una bella donna che ama gli abiti sexy e firmati, ma è anche una donna intelligente e sa adattare il proprio abbigliamento alle esigenze della sua professione: non disdegna di indossare casco, elmetto e giubbotti anti proiettile nelle zone di guerra, da cui trasmette i suoi servizi spericolati che catturano l’attenzione e l’ammirazione del pubblico, attratto e affascinato da lei, più che dalle notizie che dovrebbe raccontare, ma che diventano invece materia manipolata di uno spettacolo abilmente diretto da lei.

Per questa ragione, è diventata una star di prima grandezza: sa comunicare con garbo le notizie del telegiornale, così come sa esibirsi come coraggiosa inviata speciale nelle zone più calde delle ribellioni in Africa o nel medio Oriente.

Grazie a lei l’audience delle trasmissioni diventa altissima, ciò che le permette di ottenere vantaggiosi contratti di collaborazione e di disprezzare quel marito, un celebre scrittore, già premio Goncourt che risponde al nome di Fred de Meurs (Benjamin Biolay) ed è padre di suo figlio, ma che ha il grave torto di guadagnare molto meno di lei.

La sua ascesa fra le stelle della Tv, però, subirà un’imprevista interruzione: un incidente stradale grave, provocato da lei, avrebbe costretto a una lunga degenza ospedaliera un lavoratore marocchino: sarà la crisi che la spingerà a fare i conti con se stessa e a ritirarsi, per un po’, dal lavoro.

 

 

 

In una società nella quale l’apparenza della rappresentazione conta più della verità delle notizie e in cui il peggio è il meglio, come populismo comanda, non può meravigliare che la crisi di Jeanne metta in luce le sue incertezze e la sua solitudine.

Perso il prestigio di un tempo e illudendosi di trovare la propria autenticità in un rapporto solitario con la natura, France avrebbe presto subito un umiliante inganno amoroso; così come avrebbe constatato che la famiglia semplice del marocchino investito dalla sua auto e lautamente rimborsato, per placare i propri sensi di colpa, non è diversa dalle altre.

La TV e i Social Media avevano lavorato alacremente, col suo aiuto determinante, per creare modelli di pensiero e di comportamento uniformi a cui tutti, compresa la famiglia del lavoratore immigrato, si erano adeguati senza colpo ferire. Di che meravigliarsi?

 

Il film smaschera la falsa coscienza di France e insieme ne smitizza il dolore, mettendo in luce l’ipocrisia che serve soprattutto a lei – e all’intera società che France  metaforicamente rappresenta – per mettere a tacere la propria coscienza e i propri sensi di colpa.

Gran bel film, durissimo e spietato, quasi un salutare pugno nello stomaco degli ottimisti che pensano di vivere nel migliore dei mondi possibili. 

 

* si tratta di due film musicali: Jeanne (2019) – mai visto in Italia- e Jeannette (2017) – mai passato nelle nostre sale, ma presente su RaiPlay, dove ancora è visibile.



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