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Tornando a casa

Regia di Hal Ashby vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Tornando a casa

di luca826
8 stelle

1978/1979, al cinema escono Il cacciatore e Tornando a casa: stesse tematiche, stessi allori (oscar importanti ad entrambi e vari premi in giro per il mondo), ma sul lungo periodo il secondo è lentamente scomparso, dimenticato. Un vero peccato (anche il rating di IMDB è relativamente basso 7.4), perché il Vietnam di Ashby e quello di Cimino, si riflettono magistralmente con il 'fronte interno': chi è rimasto a casa aspettando il ritorno dall'inferno dei propri cari. Un' America che si leccava le ferite, una nazione ormai 'diversa', la guerra 'giusta' contro i nazi-fascisti dei 40 si era trasformata nei 50/60 in un incubo e i marines ormai si comportavano come le SS nei territori occupati (allucinante il racconto dell'assalto ad un villaggio Viet Cong con le teste decapitate e impalate). E se in The Deer Hunter il Vietnam è presente anche nelle ambientazioni, in Coming Home rimane indefinito e sospeso nei pensieri degli splendidi protagonisti (Fonda coraggiosa e sofferta, Voight disilluso e commosso, Dern magnifico perdente), anche perché l'azione si sposta dal freddo e proletario Ohio, alla luminosa e contestatrice California. Hal Ashby come Michael Cimino, era una personalità forte e poco incline all'establishment hollywoodiano, due grandi esponenti di quella New Hollywood che velocemente negli anni 80 verrà normalizzata e messa a disposizione del profitto, infatti per questi due irrequieti quel decennio sarà l'inizio della fine. Questo è uno di quei titoli che con coraggio, ha cercato di ridare una coscienza civile e morale ad una nazione o meglio ad una generazione sconvolta dal proprio ruolo in una società dove la guerra era diventata la normale conseguenza di una leadership mondiale. Il dolore invade la sfera intima, dal soldato di carriera che vuole diventare semplicemente/retoricamente un 'eroe', alla ragazza pon pon che sogna di essere una 'moglie', al capitano della squadra di football del college che deve andare a combattere e 'vincere'. Ancora una volta il sogno americano diventa un incubo, i reduci paralizzati e feriti nell'animo recitano se stessi a voler rimarcare una visibilità doverosa dell'altra faccia del militarismo, sempre oscurato dalla propaganda guerrafondaia. Ma per rappresentare al meglio queste tematiche così profonde, al cinema c'era bisogno anche di una messinscena adeguata, dunque il regista americano classe 1929 (10 anni più vecchio di Cimino e già 'attempato', quindi più esperto, nel cuore della Contestazione) rimanendo in linea con il suo stile lascia molto spazio al montaggio (d'altronde era un montatore) e in questo caso alla colonna sonora. Due elementi che si sovrappongono, infatti se il découpage video è alternato sui diversi piani delle azioni, quello audio osa di più, rinunciando ad una serie di brani a tema convenzionali, ma lasciando sullo sfondo, costantemente, delle hit pop/rock del periodo (dagli amati Stones, ai Jefferson, Beatles, Hendrix e molti altri, fra cui un pezzo dei The Chambers Brothers allucinante), creando un 'livello' sonoro separato dalle sequenze, che solo a tratti interagisce con il narrato ma spesso si sovrappone a diverse scene, ricreando non solo un'epoca ma anche un sentimento giovanile, intenso e trascinante. Di solito non scrivo mai così tanto, ma in questo caso non mi fermerei mai... Mi sono veramente emozionato dopo la visione di Tornando a casa, specialmente nel finale sulle note della delicata e struggente "Once I Was" di Tim Buckley (altro genio dimenticato), le lacrime come capita nei momenti migliori sono scese a dirotto... Troppe poche opinioni, recuperatelo assolutamente!

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