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L'estate di Davide

Regia di Carlo Mazzacurati vedi scheda film

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La recensione su L'estate di Davide

di maurizio73
6 stelle

Finiti gli esami di maturità a Torino, il 19 enne Davide decide di trascorrere le vacanze estive nella casa di campagna dello zio nel Polesine. La sua permanenza è contrassegnata dall'impegno nei lavoretti che gli assegna il severo parente e dai legami che riesce a stringere con una matura signora del luogo e con un giovane immigrato bosniaco. Tra cocenti delusioni amorose e la pericolosa china di cattive amicizie di provincia, il suo viaggio di ritorno sarà rattristato dai ricordi di una difficile esperienza di formazione che gli renderà quasi desiderabile il ritorno alle premature responsabilità familiari della grigia routine di una insoddisfacente vita cittadina.

 

 

Partendo dalle premesse di una condizione familiare di disagio e abbandono, il padovano Mazzacurati si addentra nelle tematiche del racconto di formazione quasi in punta di piedi, per raccontarci la maturità di un sottoproletariato cittadino che gli studi classici non solleveranno dalla propria miseria e nello stesso tempo ricondurlo alle proprie origini contadine che non sanno e non possono più garantirgli futuro e prosperità economica. Film che alterna il registro di un consueto didascalismo dei sentimenti con l'accorata elegia di una provincia rurale struggente e nostalgica (splendida la fotografia di Alessandro Pesci), sfiora i temi di una immigrazione di ritorno già affrontati nel precedente 'Vesna va veloce' e legandoli nel contempo agli echi della drammatica alluvione del Polesine che afflisse la popolazione autoctone, in una sintonia di sentimenti di chi è abituato a soffrire per guadagnarsi il pane dovendo, se è il caso, preder armi e bagagli per trasferirsi altrove.

 

 

 

l Nord-Est di Mazzacurati quindi, pare tutt'altro che prospero e rassicurante, stretto com'è tra una economia di sussistenza ed i traffici di un'economia del malaffare che sembrano relegare il destino delle nuove generazioni ad una scelta quasi obbligata tra la miseria di lavori umili ed i viaggi della speranza, con i panetti di droga nascosti in macchina ed i sogni esotici di lontane isole greche in cui cercar fortuna. Certo un pò elementare nello sviluppo della trama, è un film che si culla nelle meravigliose immagini di una infanzia della memoria, nei toni garbati di un racconto di formazione di quelli che non si dimenticano e nella bellissima colonna sonora del grande Ivano Fossati che come pochi sa cogliere lo spirito mite ed intelligente di un regista che per una volta sembra abbandonare i toni della commedia di provincia per assomigliare un pò di più ai maestri di una umanità semplice e autentica come Olmi e Avati.

 

 

 

 

 Bravissimo il giovane Stefano Campi premiato, insieme alla veterana Patrizia Piccinini ed agli sceneggiatori, al Festival di Biarritz nel 1999. Nominato per il Pardo d'oro al Festival del film Locarno nel 1998 è forse, insieme al precedente film del regista, la sua opera più intensa e riuscita.

 

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