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Capriccio all'italiana

Regia di Steno, Mauro Bolognini, Pier Paolo Pasolini, Mario Monicelli, Pino Zac, F. Rossi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Capriccio all'italiana

di ethan
6 stelle

Più autori sono co-responsabili di questo ennesimo film a episodi degli anni '60, ma se non fosse per 'Che cosa sono le nuvole' di Pier Paolo Pasolini, 'Capriccio all'italiana' sarebbe quasi certamente caduto nel dimenticatoio.

'La bambinaia' di Mario Monicelli, 'Perché?' di Mauro Bolognini e 'Viaggio di lavoro' di Pino Zac e Franco Rossi hanno tutti e tre per protagonista Silvana Mangano, ma i primi due sono poco più che degli sketch: mentre nel primo l'attrice non convince molto con accento teutonico nei panni di una baby sitter che spaventa bambini a cui ha tolto dei fumetti, sostituendoli con le favole di Charles Perrault, facendoli piangere dalla paura, è più in parte nel secondo come milanese un po' snob che, immersa nel traffico istiga il fidanzato a colpire un altro conducente. Il terzo invece, se come soggetto in sé non dice nulla, è quantomeno singolare per l'esperimento di commistione tra animazione, ad opera di Pino Zac e finzione, sempre con l'attrice romana, diretta da Franco Rossi, penso tra i primi fatti nella nostra cinematografia.

'Il mostro della domenica', firmato da Steno e 'La gelosia', ancora di Mauro Bolognini, sono più articolati e sviluppano una storia vera e propria: l'episodio di Steno ha per protagonista un Totò trasformista alle prese con i capelloni dell'epoca, che rapisce travestendosi nei modi più disparati e poi rasandoli, ma il messaggio risulta incredibilmente datato e gli attori, tranne il comico, recitano veramente male. Quello del regista pistoiese, dove tra due coniugi è esploso il tarlo della paura del tradimento da parte della bella Silvana (Ira Furstenberg) nei confronti del marito Paolo (Walter Chiari), vale la pena di essere ricordato in primo luogo per un pezzo di bravura di Bolognini, che costruisce una scena di pedinamento con la tecnica di un film noir,e in secondo luogo, per la consueta e contagiosa bravura del comico milanese d'adozione, che surclassa la co-protagonista.

Si staglia da tutto il resto, 'Che cosa sono le nuvole?', l'episodio firmato da Pasolini, un piccolo capolavoro di toccante e struggente bellezza, in cui delle marionette sono manovrate per la recita di Otello di Shakespeare in un teatrino, ma il rozzo pubblico contesta il canonico andamento della tragedia, con Iago (Totò con la faccia dipinta di verde, nell'ultimo ruolo da lui recitato) che istiga il Moro (Ninetto Davoli) a uccidere Desdemona (Laura Betti), infatuata (glielo fa credere con lo stratagemma del fazzoletto) di Cassio (Franco Franchi), sale sul palco e distrugge le due marionette protagoniste, le quali vengono portate via sul carro dei rifiuti, guidato da Domenico Modugno, che canta la canzone del titolo, ed infine gettate in una discarica a cielo aperto, da dove possono finalmente contemplare la bellezza del creato. Tale episodio raggiunge livelli di poesia - pur nella limitatezza della durata - pari ai primi lavori dell'autore (che, a mio modesto parere, rappresentano il meglio della produzione pasoliniana tout court) e, allo stesso tempo, rappresenta il commiato dal mondo del cinema del grande Totò, qui ottimamente spalleggiato da bravi attori, specialmente da Franco Franchi, anch'egli a suo agio come marionetta.

Nel complesso quindi, un prodotto medio-basso, con qualche elemento di curiosità e un episodio di valore assoluto.

Voto: 6.

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