Regia di Umberto Lenzi vedi scheda film
Impossibile comprendere cosa sia passato per la testa, all’inizio degli anni ’80, ad Umberto Lenzi; se ha voluto dimostrare che al cattivo gusto non c’è limite, bisogna ammettere che è riuscito a centrare l’obiettivo, vista la “bravura” nel confezionare una pellicola tremendamente approssimativa e peggiore nei contenuti rispetto al già inguardabile lavoro di un anno prima [“Mangiati vivi!” (1980)]. Il regista (autore del soggetto e della sceneggiatura), parte con spezzoni di documentari faunistici un po’ più violenti del solito (la dura legge naturale del predatore che mangia la preda), ma il tutto è preparatorio al gran banchetto di carne umana imbandito per il secondo tempo, in cui, senza ritegno, propina allo spettatore ogni sorta di efferatezze e crudeltà, giustificate dal fatto (e questo sarebbe il disarmante messaggio del film) che, il cannibalismo è l’unica arma in possesso agli indigeni amazzonici contro lo strapotere e le violenze dell’uomo bianco. Il problema, comunque, sta tutto nell’assurdità di fondo che detta le regole dell’horror cannibalico; uno dei pochi generi in cui, ciò che conta, è fare peggio degli altri. Se “Cannibal Holocaust” (1979) di Ruggero Deodato, si è potuto vantare di essere stato censurato in 26 Stati, questo film si è potuto pavoneggiare di essere stato distribuito (e censurato) in ben 31 Paesi. Visto che all’estero (soprattutto negli Stati Uniti), il genere ebbe fin da subito un discreto successo, si comprende il perchè la pellicola venne girata in lingua inglese, nonostante attori e tecnici fossero quasi tutti italiani; scelta avallata dal fatto che qui da noi questo tipo di prodotto è sempre stato ignorato dal pubblico (unico neo la censura, che inspiegabilmente decise di vietarlo solo ai minori di 14 anni).
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