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Colpo vincente

Regia di David Anspaugh vedi scheda film

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La recensione su Colpo vincente

di mm40
3 stelle

Usa, 1952. In un paesino arriva il nuovo coach della squadra di basket del college locale; uomo rude e determinato, mette a tacere immediatamente chiunque voglia intralciare il suo lavoro e crea una squadra affiatata dal gruppetto di ragazzi che ha a disposizione, riuscendo perfino a integrare il solitario, ma bravissimo Jimmy. Il campionato regionale è a un passo.

Il messaggio è fin troppo didascalico: con l’ostinazione, la buona volontà, la disciplina, il coraggio e l’apporto di tutti gli elementi della squadra, il risultato positivo è l’unico possibile. Ma quel che dice Colpo vincente in realtà è anche tanto altro, tutt’altro: ciò che conta nella vita è tirare dritto per la propria strada, eventualmente perfino travolgendo chiunque osi tentare di dissuaderci da qualche manovra suicida; anche gli incapaci diventano fenomeni se li si pressa psicologicamente fino allo sfinimento; non conta fare le cose bene: bisogna farle come pedissequamente ci viene imposto da regole banali e generali imposte per tutti, che non fanno alcuna distinzione ai casi specifici e alle individualità; l’alcolismo si può vincere in quaranta secondi netti, se arriva un presuntuoso sconosciuto che ci dice di smettere di essere dipendenti; i bianchi trionfano sempre sui neri. La pellicola di David Anspaugh, scritta da Angelo Pizzo, è un modesto congegno assemblato in maniera evidentemente artificiosa e posticcia nel tentativo maldestro di pontificare una morale facilona, americanissima, cristianissima e degna dello spirito edonistico e positivista a oltranza degli anni Ottanta; dove stanno la fantasia, la natura umana, il libero arbitrio in tutto questo? Se è vero – come insegna il coach interpretato qui da Gene Hackman, bravo quanto naturalmente incolpevole – che la regola principale è quella di credere, obbedire e combattere, allora non avrebbe neppure senso immaginare di poter usare, come è accaduto poche righe fa, il verbo pontificare in maniera transitiva: scorretto, certo, ma efficace. Al di là degli involontari significati controproducenti, il film è ben confezionato e gode della partecipazione di altri due attori di richiamo quali Dennis Hopper e Barbara Hershey (meglio tacere sulla sottotrama rosa, stereotipata brutalmente, che la riguarda). 3/10.

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