Regia di Frank Capra vedi scheda film
La figlia di un pastore si mette in società con un avventuriero per allestire uno spettacolo dove finge di essere una guaritrice; un ex aviatore diventato cieco si innamora di lei, ricambiato. Riskin è solo l’autore del testo teatrale, ma questo film segna comunque il suo primo incontro con Capra. La sceneggiatura è sommaria e piena di ingenuità: in particolare appare poco giustificata la metamorfosi in ciarlatana della donna, che all’inizio viene presentata come fondamentalmente onesta; e non è credibile che il suo mentore, pur attratto da lei, aspetti tanto prima di farle delle avances. Sul pittoresco mondo dei predicatori e delle loro sette farà meglio Richard Brooks trent’anni dopo con Il figlio di Giuda. Qui però c’è una toccante storia d’amore fra due persone che si sono ritrovate sole al mondo (lei rimasta priva di risorse dopo la morte del padre, che era stato appena licenziato dalla chiesa dove prestava servizio; lui deciso a uccidersi per la disperazione) e si frequentano di nascosto, in un corteggiamento così timido da aver bisogno della mediazione di un pupazzo da ventriloquo per esprimersi.
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