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A rischio della vita

Regia di Peter Hyams vedi scheda film

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La recensione su A rischio della vita

di Dom Cobb
6 stelle

Data la fortunata esperienza dell'anno precedente con "Timecop", rivelatasi soddisfacente come riuscita del film e relativi incassi, Van Damme ed il regista Peter Hyams rinnovano il loro sodalizio con un secondo titolo: "Sudden Death", nel quale l'attore belga - al massimo della sua visibilità - torna nei panni dell'eroe in lotta contro forze apparentemente più grandi di lui. Bisogna dire che Van Damme e Hyams, in questo caso, hanno puntato sul sicuro, grazie ad un film che propone tutti gli stilemi classici dell'action movie, in grado di richiamare l'interesse di uno zoccolo duro di appassionati. Darren McComb (Van Damme) è un vigile del fuoco che opera all'interno della Civic Arena di Pittsburg, dove si stanno scontrando i "Penguins" - squadra di casa - contro i "Blackhawks" di Chicago nella finale della coppa nazionale di hockey su ghiaccio. Il film vanta, perciò, una leggera originalità nello scegliere uno sport tendenzialmente poco citato come l'hockey, di sicuro lontano dal football e dal baseball, che sarebbero state scelte forse più stereotipate. All'incontro, nella tribuna vip, sono presenti diverse personalità politiche (il vicepresidente, il sindaco) i quali vengono inaspettatamente e ferocemente presi in ostaggio da Joshua Foss (Powers Boothe), un agente dei servizi segreti che, assieme al suo piccolo esercito di professionisti prezzolati, in cambio del rilascio degli ostaggi chiede in cambio una somma in denaro altissima, che la banda, per potersene impossessare, intende "scremare" attraverso una serie di transazioni elettroniche su conti esteri. Foss e i suoi uomini, però, non hanno fatto i conti proprio con il "nostro eroe", allo stadio con i due figli (rigorosamente maschio e femmina), a cui dovrà salvare la vita assieme a quella di tutti gli altri ostaggi. Citavo prima il fatto di aver scelto l'hockey su ghiaccio: ciò ha permesso di sviluppare l'azione all'interno della Civic Arena, uno stadio coperto che con i suoi corridoi, gli spogliatoi, le tribune, i sotterranei rappresenta una location ideale per imbastire una cosiddetta "trama alla rovescia", cioè una situazione dove il protagonista, per sopravvivere, non deve entrare in un luogo, ma ne deve fuoriuscire: da questo punto di vista "Sudden Death" percorre i binari già ben rodati dei primi due film della saga "Die Hard" (il grattacielo e l'aeroporto), a cui fa riferimento praticamente diretto. Come già detto, Hyams, esperto di scene d'azione, sfrutta tutti gli spazi disponibili dello stadio: il personaggio di Powes Boothe ha disseminato di ordigni esplosivi a comando tutta la struttura, cosicchè Van Damme, per cercare di dissinnescarli, nel corso del film arrancherà dalle fondamenta fino, nel finale, sul tetto dello stadio stesso.

Van Damme pompiere action-hero.

Hyams e Van Damme mettono in scena in folto numero di scene d'azione e, in particolare, di scontri a fuoco e corpo a corpo piuttosto feroci, tendenzialmente più cruenti che in altri film dello stesso genere. Van Damme, forse al massimo della sua forma, dà vita ad una performance molto fisica per quel che riguarda la parte prettamente d'azione; va detto che il belga, rispetto ad altri suoi colleghi di pari genere (mi riferisco ai vari Steven Seagal piuttosto che Dolph Lundgren) ha sempre cercato di dare ai suoi personaggi una connotazione più "drammatica" (espressione da calcolare in proporzione all'attore e al tipo di film girato): in questo caso, il suo Darren McComb è un pompiere - ora addetto alla sicurezza - con un trauma nel suo passato lavorativo (un salvataggio non riuscito all'interno di una casa in fiamme), nonchè padre divorziato la cui moglie ha preferito risposarsi con un tipo noiosamente più tranquillo. Altra nota di merito per il film è quella di non mostrare il protagonista come un eroe duro-tutto-d'un-pezzo, ma come un uomo preso dalla sconforto e dalla paura, ma anche mosso dal coraggio e che, oltretutto prende un sacco di legnate da tutti gli scagnozzi del villain con  i quali si scontra. Da questo punto di vista appare ironicamente curioso il primo scontro del film, dove Van Damme fa a botte (e ne riceve parecchie, appunto) nelle cucine dello stadio con uno degli scagnozzi: una donna travestita da mascotte della squadra dei Penguins.

Pinguini armati e pericolosi.

Powers Boothe, caratterista dalla lunga carriera di "cattivo", mette in scena un personaggio viscido ma intelligente, elegante e raffinato (i particolari delle unghie curate e dell'orologio da 15000 dollari), ma allo stesso tempo feroce assassino a sangue freddo, nonchè dotato di pungente disprezzo verso la demagogia rappresentata dai personaggi politici tenuti in ostaggio ("Non sono io a pagare 40 milioni di dollari l'anno un gruppo di "animali" che inseguono un dischetto" - moralizza contro il vicepresidente che lo accusa di essere un delinquente). Liberati gli ostaggi, Van Damme insegue Boothe fin sul tetto dello stadio, dove ad attenderlo c'è un elicottero pronto per la fuga: segue una resa dei conti spettacolare come si conviene in questi film. Peter Hyams gira con mano sicura questo film d'azione che si vede tutto d'un fiato e che svolge professionalmente il proprio compito di intrattenimento. Lo stesso Hyams anche in questa occasione si dimostra un artigiano di lungo corso del cinema ritagliandosi il ruolo anche di direttore della fotografia (come in tutti gli altri suoi film, tra l'altro). "Sudden Death", perciò, rappresenta il classico film d'azione di medio budget, in voga negli anni '80 e '90, girato con perizia e in seguito (purtroppo) soppiantato dall'avvento dei blockbuster griffati "Michael Bay & soci", ipertrofici e dai budget spesso spropositamente stellari. Van Damme, in seguito, sarebbe precipitato nel limbo dei DTV e, assieme proprio ad Hyams, avrebbe girato il brutto "Enemies Closer". I tempi di "Timecop" e "Sudden Death" sembrano purtroppo lontani.

Locandina italiana.

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