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Il Corriere - The Mule

Regia di Clint Eastwood vedi scheda film

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La recensione su Il Corriere - The Mule

di supadany
7 stelle

L’appetito vien mangiando, in primo luogo a chi ha visto in poco tempo svanire quanto costruito in anni di lavoro e sacrifici, vittima di una crisi economica che ha colpito indiscriminatamente senza mostrare alcun cenno di pietà. In una condizione del genere, di conclamato svantaggio, quando sul piatto della bilancia non c’è più niente da perdere, l’occasione fa l’uomo ladro ed è inutile promettere di non reiterare l’azione incriminata, perché risolto un problema ne affiora precocemente un altro.

D’altronde, tra la famiglia e la sfera delle amicizie, le situazioni sfavorevoli hanno riguardato da vicino - e a vario titolo – chiunque. Non è comunque mai troppo tardi per tentare di porvi rimedio. Anche sapendo di essere dalla parte del torto e che sia impossibile farla franca sine die.  

Il corriere - The mule trabocca di vita vera. Sfiora, tocca e si addentra nei meandri di una moltitudine di temi, senza andare troppo per il sottile, stabilendo al contempo una connessione emotiva che attecchisce e germoglia indistintamente su più generazioni, così come su modi di intendere l’esistenza posizionati agli antipodi.

Stati Uniti, 2017. Rimasto senza un dollaro e con una famiglia che non vuole saperne più nulla di lui, l’ottuagenario Earl Stone (Clint Eastwood) accetta di buon grado un incarico che richiede semplicemente di guidare per tanti chilometri senza dare nell’occhio. Peccato che la merce trasportata sia droga.

Quella che inizialmente doveva essere solo un’occupazione estemporanea, si trasforma in mansione in pianta stabile, necessaria per lenire gli errori del passato.

Nel frattempo, le indagini federali sul traffico di droga condotte dagli agenti Colin Bates (Bradley Cooper) e Trevino (Michael Pena) stringono il cerchio, mentre l’organizzazione stessa vede i suoi vertici, rappresentati da Laton (Andy Garcia), mutare, deteriorando la posizione di fiducia acquisita da Earl.

La malattia dell’ex moglie Mary (Dianne Wiest) e la richiesta di aiuto di sua nipote Ginny (Taissa Farmiga), obbligheranno l’anziano a una scelta senza ritorno.

 

Clint Eastwood

Il Corriere - The Mule (2018): Clint Eastwood

 

Con Gran Torino, nel 2008 Clint Eastwood aveva annunciato l’addio alle scene come attore. Un’uscita gloriosa come poche altre, poi smentita semplicemente poiché al suo fidato collaboratore Robert Lorenz non poteva dire di no (Di nuovo in gioco).

Fortunatamente, ogni tanto capitano tra le mani delle occasioni irrinunciabili, per cui tornare sui propri passi non è nient’altro che una cosa buona e giusta, tanto più per chi si è ormai addentrato nella fase più avanzata della terza età, un territorio dove i ruoli iconici scarseggiano.

Dunque, The mule – Il corriere giustifica appieno il ripensamento di Clint Easwood. Se a livello di regia siamo lontani anni luce dalla disarmante profondità di Million dollar baby, dalla precisione millimetrica di Mystic river e dalla determinazione umana di Gran Torino, questa volta è il ruolo sul campo a fornire tutti gli elementi per un’indagine a 360° sulla natura umana, su quello che eravamo e su chi siamo diventati.

In poco meno di due ore e con congiunzioni talvolta labili, soprattutto verso la fine, Clint Eastwood si muove a tutto campo, senza guardare in faccia a nessuno e con un carisma cristallino. Da un lato ricorda come le forze dell’ordine siano sacre, dall’altro osserva la questione dal punto di vista delle minoranze, consapevole del fatto che per chi non ha la pelle bianca, essere fermati dalla polizia rappresenti un pericolo concreto. Da una parte non manca di mostrare le discriminazioni dell’uomo comune (apostrofare un nero con il termine negro), dall’altra alla fine – ma non solo – trionfano i legami umani, così come quelli con la magia della natura (il protagonista è un amante dei fiori, che «hanno un ciclo di vita così breve da meritare il massimo delle attenzioni»).

Così facendo, politicamente dà un colpo al cerchio e uno alla botte, fuoriuscendo dalle forme di manicheismo più in voga (sei bianco o nero, uomo o donna, di destra o di sinistra), inoltre si avventura addirittura su un letto di morte, costituendo nella sua interezza un canale di dialogo di disarmata sincerità, una comunicazione schietta che non sente il bisogno di ricorrere a calcoli di comodo.

Detto questo, il meccanismo portante non possiede una continuità invidiabile. Il fraseggio, scandito da una raffigurazione che spazia tra le azioni di Earl e le indagini degli agenti federali, non è particolarmente oculato: a volte stringe i tempi in maniera spudorata, mentre in altre occasioni divaga, dovendo far collimare una valanga di messaggi senza nemmeno volere addentrarsi in molti di essi.

 

Clint Eastwood, Dianne Wiest

Il Corriere - The Mule (2018): Clint Eastwood, Dianne Wiest

 

In conclusione, The mule – Il corriere è tutt’altro che un organismo perfetto, ma introietta un ventaglio di epifanie - siano esse drammatiche, solari, politiche, sociali o umane - senza eguali, officiando una lectio magistralis sulla natura umana, guardando di traverso la concezione digitale e liquida di oggi per suggerire una rinnovata attenzione all’analogico, a quelle piccole attenzioni andate perdute (come ricordarsi una data importante senza dover ricorrere a un social network). Così facendo, lancia segnali inequivocabili, pur senza soprassedere su quegli errori che chiunque commette, ricordando che non è mai troppo tardi per metterci (di nuovo) in gioco e recuperare, anche nell’extra time, il tempo perduto.

A buon rendere Clint.

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