Regia di Carlo Lizzani vedi scheda film
Non solo Lizzani anticipava i temi del poliziesco all'italiana (prima ancora del poliziottesco, ovvero la sua deriva comica/grottesca) già negli anni '60 con lavori del calibro di Banditi a Milano o Svegliati e uccidi, ma il regista romano dettava anche alcune regole del genere con film come questo (e così pure col precedente Barbagia o con il successivo Torino nera, ma Di Leo e Lenzi erano già sul pezzo): soprattutto si parla delle caratterizzazioni (personaggetti meschini ed infidi), del montaggio (la scena della sauna è puro poliziesco all'italiana), dell'ambientazione metropolitana e pure della colonna sonora, davvero magistrale, ad opera del grande Bacalov. Impagabile il cast: Caprioli, Franco Fabrizi, la Lisi, Moschin, Manfredi, Ballista, Cannavale (doppiato in veneto!), Leroy... ce n'è per tutti i gusti. A cavallo fra la Dolce vita (ritratto dei vizi di un ambiente borghese) e forse piuttosto il Bidone (la scena in cui proprio Fabrizi fa sparire un portasigarette ad una festa simile) e la Terrazza in cui Scola però il ruolo dato qui agli industrialotti conferisce agli intellettuali (scrittori, politici, cineasti). Un'altra bella prova di un regista che ha fatto tanto, e di tutto, fallendo talvolta, ma anche consegnandoci film come questo. Finale beffardo tratto da Mani aperte sull'acqua di Luigi Bruno di Belmonte; sceneggiato da Vincenzoni e Badalucco in collaborazione con il regista.
Sarabanda di volti e chiacchiere ad una festa in un appartamento della 'Roma bene'; sparisce un orecchino e sopraggiunge uno scaltro commissario, che scopre che se l'era mangiato uno degli invitati. Ma il commissario comincia a mettere i bastoni fra le ruote anche ad altri presenti, e la polizia gli toglie il caso, promuovendolo senza ragione. Nel frattempo i borghesucci si sono trasferiti in massa sullo yacht di uno di loro e si dedicano ad un'orgetta che si rivelerà fatale...
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