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La gente mormora

Regia di Joseph L. Mankiewicz vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La gente mormora

di Baliverna
8 stelle

Un medico originale aiuta il prossimo in vari modi, e la spunta sul perbenismo ipocrita e sull'invidia dei colleghi.

*** CONTIENE ANTICIPAZIONI *** Pur nella sua veste classica, è un film tutto sommato insolito: per i temi toccati, e perché scava in problemi complessi e questioni delicate. Anche la scena dell'autopsia non è certo frequente nel cinema di Hollywood di quegli anni.
Da una parte si ravvisano considerazioni sull'essenza della medicina e dell'essere medico; si perora una medicina non tecnica e burocratica, ma anche umana, che faccia del rapporto con il paziente uno dei pilastri della cura. Dall'altro lato possiamo notare riflessioni impegnative sul concetto di colpa e di giustizia, e il divario che separa una bontà non buonista dalla condanna senza appello esercitata dalla società su chi ha sbagliato per debolezza. La stessa società, mentre lapida costoro, non riconosce le persone veramente malvage, che compiono il male con la volontà. Il tema dell'omicidio preterintenzionale o in un accesso d'ira può assimilarsi allo stesso argomento. Viene inoltre abbozzato, ma non approfondito, il discorso della relazione tra medicina, fede e miracoli, ma non viene approfondito, perché la carne al fuoco era già molta.
Quanto alla ragazza incinta, il comportamento del protagonista ha forse una valenza ancor più positiva per il fatto che quando decide di proteggerla dallo stigma sociale non pensa ancora di sposarla. Quella che le dà, quindi, non è una protezione interessata. Si può discutere sulla bugia che le dice, ma alla fine riesce a far quadrare il cerchio. E' interessante anche notare come lei si spaventi al sospetto di esser stata sposata per motivi umanitari e non per amore.
Quanto ai personaggi, il protagonsita - uno strepitoso Cary Grant - è una figura complessa, che emerge a poco a poco assieme al suo passato. In generale, si può dire che è un uomo schietto e autentico, che va per le spicce, ma distingue il bene dal male, e sa curare i malati anche perché sa capirli come persone. Agli antipodi vediamo il collega invidioso del suo successo, che vorrebbe montare lo scandalo sopo per non dover vedere che è migliore di lui. Più sfumato è il padre della ragazza, uomo con molti pregi ma forse incapace di gestire un'eventuale dischiusura della verità sulla gravidanza della figlia.
Mankiewicz dirige senza virtuosismi, con quella fermezza e quella compostezza che sono una grande virtù (per di più difficile da praticare). I dialoghi - scritti dallo stesso regista - sono veloci e scoppiettanti, con più di un momento così denso che deve essere riascoltato.
E' una di quelle pellicole che fanno pensare e discutere. Forse troppo a giudizio dei programmatori, perché, nonostante il richiamo del protagonista, mi pare passi pochissimo o nulla in televisione.

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