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Il trono di fuoco - Il giudice sanguinario

Regia di Jess Franco vedi scheda film

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La recensione su Il trono di fuoco - Il giudice sanguinario

di Donapinto
5 stelle

Considero IL TRONO DI FUOCO uno dei lavori meno personali di Jesus Franco. Qui il regista spagnolo, grande esperto di exploitation, si lascia momentaneamente alle spalle i suoi deliri onirici e psichedelici, per cimentarsi in un dramma storico e avventuroso a tinte macabre, erroneamente inserito nella cinematografia horror, per via di alcune scene di tortura. Il film e' quasi un clone de IL GRANDE INQUISITORE, pellicola cult diretta due anni prima dal giovane regista inglese Michael Reeves, che rievocava il personaggio di Matteo Hopkins, inquisitore realmente esistito nell'Inghilterra del XVII secolo e interpretato da Vincente Price. Pellicola anch'essa bollata inappropriamente come horror. L'opera di Franco e' la classica co-produzione europea allargata che sembra godere di un budget relativamente considerevole e di un cast di attori di discreto livello. Fra tutti l'icona horror Christopher Lee, nel ruolo del giudice George Jeffrey, anch'esso un personaggio che si ispira alla realta', precisamente siamo nell'Inghilterra del 1685, sotto l'oscuro regno di re Giacomo. Lord Jeffrey e' un essere sadico, spietato e megalomane, che condanna alla tortura e alla pena capitale uomini e donne per semplicissimi sospetti e con accuse ridicole, fra cui naturalmente non manca quella di stregoneria. Nonostante tutto il suo personaggio mostra forse un barlume di coscienza nella scena quando si sveglia di soprassalto a causa di un incubo. Infatti nel sogno gli comparivano le donne da lui condannate mentre venivano torturate. La sceneggiatura sembra pero' interessarsi poco al suo protagonista, per concentrarsi maggiormente sui personaggi secondari e positivi e all'immancabile storia d'amore. Non si puo' negare una certa cura nella realizzazione, e parlo principalmente di costumi, scenografie e una discreta recitazione da parte del resto del cast. Non mancano neanche alcune scene di battaglia nella seconda parte, che probabilmente all'epoca avevano anche una loro efficacia. Ma nonostante una decorosa confezione, si tratta di un'opera irrimediabilmente stereotipata e senza guizzi, con un risultato finale che non va oltre quello di un lavoro svolto con onesto e corretto mestiere. Sufficenza risicata.

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