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L'uomo che uccise Don Chisciotte

Regia di Terry Gilliam vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'uomo che uccise Don Chisciotte

di axe
8 stelle

Toby e' un regista che si trova a girare con difficolta' un spot nella localita' rurale spagnola ove dieci anni prima realizzo' un film sperimentale su Don Chisciotte. In questo lasso di tempo e' molto cambiato; ha perso il vero interesse per l'arte divenendo superficiale e viziato. Il villaggio, evidentemente poco avvezzo alla mondanita', e' stato segnato dall'evento di un decennio prima. Una ragazza, all'epoca illusa dal giovane cineasta circa le proprie capacita' artistiche, e' finita a fare la escort; l'anziano abitante del luogo scelto per interpretare Don Chisciotte ha perso il senno, convincendosi di essere veramente Don Chisciotte, e, per questo motivo, gli altri abitanti della localita' allestiscono una sorta di grande set cinematografico per assecondare il personaggio. Essi non sono i soli a muoversi in costume. Nell'area si fa sentire l'influenza di un riccastro straniero, che da solo e' in grado di tenere in pugno l'economia e la politica locali, ed ha una particolare predilezione per gli eventi in maschera. Pertanto, per compiacerlo, gli viene ricostruita una corte medievale nel quale le fantasie dell'anziano "Don Chisciotte" possono trovare spazio. Questo e' l'ambiente nel quale agisce il protagonista; egli e' infatti arrestato dalla polizia, insieme ad un enigmatico gitano, e, poco dopo, liberato dall'anziano "cavaliere", il quale, ritenendolo Sancho Panza, lo prende con se'. Le avventure che essi vivono insieme spingono Toby a riflettere sulle conseguenze delle proprie azioni, in particolare quelle compiute dieci anni prima. Il movimentato e cruento epilogo vede il regista completare il proprio percorso divenendo egli stesso un "Don Chisciotte", e prendendo con sè un altro "Sancho Panza", quasi ad attestare la continuita' tra i fatti contemporanei e quelli di tanti secoli addietro, narrati nel romanzo di Cervantes, sotto l'egida dello spirito del Cavaliere, che sembra trasmigrare da persona a persona. Il film induce alla riflessione su vari argomenti. La quasi totalita' delle scenografie rappresenta un set nel set. Alcuni elementi sono palese finzione, altri sono tanto verosimili da finire per apparire reali agli occhi dei personaggi - e, contemporeaneamente, ai nostri - che vanno oltre il loro ruolo di attori e persone di spettacolo, per immedesimarsi completamente nelle figure cui hanno "dato vita". Tale sovrapposizione, accompagnata all'evolversi della storia, ha un forte sapore nostalgico. L'impressione che si ricava dalla visione e' il dolore per cio' che appare perduto, non avendo trovato spazio nella modernita'; l'innocenza e la spontaneita' artistica; gli ideali cavallereschi; uno stile di vita genuino e piu' vicino alla natura; di cio' non rimangono che vestigia in consunzione, ricostruzioni tanto fastose quanto effimere, e pochi tristi reduci. Il Don Chisciotte del film assurge pertanto a ruolo di figura tragica, destinata alla sconfitta; se lo spirito in qualche modo sopravvive, l'uomo non ne ha alcuna possibilita', essendo legato alla propria natura. Ben realizzati scenografie e costumi; l'artifizio del "set nel set" li rende estremamente vari, e consente di mostrare inediti accostamente tra modernita' e medioevo. Bravi gli attori, interpretano con efficacia il loro ruolo, ed e' facile entrare in empatia con loro. Impossibile non affezionarsi all'anziano Don Chisciotte (Jonathan Pryce), forte della propria fede negli ideali perduti della cavalleria e nell'amore per l'eterea "Dulcinea"; Toby (Adam Driver) e' invece figura piu' ambigua, il suo ruolo lo rende discretamente antipatico nella prima parte del film; e' avido, godereccio, vanesio, egoista. Il progredire della trama e le tragicomiche disavventure ce lo rendono gradualmente piu' accettabile. Valida la colonna sonora, che rafforza l'atmosfera "iberica" del film, determinata, oltre a ciò, dalle inquadrature in esterno, rappresentanti terre selvagge e desolate, costellate di rovine, testimonianza del passato, e distese di pale eoliche, testimonianza del presente. Lo stile narrativo è vivace, e non consente cali di tensione. La costante alternanza tra dramma e commedia, realtà e sequenze oniriche, immagini del presente e del passato richiede ed ottiene una notevole dose di attenzione. Opera validissima, emozionante e sincera, divertente per le vivide tonalità espressive ed i fatti mostrati, ma estremamente drammatica per i contenuti.

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