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Padri e figli

Regia di Mario Monicelli vedi scheda film

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La recensione su Padri e figli

di jonas
8 stelle

Storie intrecciate di cinque nuclei familiari: un sarto farfallone ha un figlio serioso e una figlia alle prese con il primo innamoramento per il secondogenito di un medico, il cui fratello maggiore è un nullafacente; un istruttore di scuola guida pensa solo alla moglie incinta e si rifiuta di lavorare per il suocero (e alla fine si capisce perché...); un’infermiera, sposata con un guardiano dello zoo, ha cinque figli e tanti problemi ma non si scoraggia; sua sorella, sposata con un uomo spesso assente per i turni di lavoro in aeroporto, vorrebbe diventare madre. Monicelli è ormai pronto a fare il passo decisivo dal neorealismo rosa alla grande stagione della commedia italiana: gli episodi, senza scadere mai nel bozzettismo (forse solo quello con Interlenghi e la Lualdi è un po’ risaputo), descrivono un paese che si avvia verso il boom e il disorientamento delle vecchie generazioni di fronte ai cambiamenti della società; con le parole di Ruggero Marchi (un’incredibile faccia da caratterista), vogliamo insegnare ai figli a fare i figli ma nessuno ci ha insegnato a fare i padri. Più comica la prima parte, con De Sica che scherza sulle proprie reali debolezze (dongiovannismo e ludopatia); più seria la seconda, con i tormenti di Mastroianni padre mancato. Ma entrambi i personaggi hanno una loro autenticità, ed è a loro che vengono affidate le scene più toccanti: l’uno, quando prende le misure di un tailleur alla figlia Lorella De Luca e solo allora si rende conto che il seno le è cresciuto; l’altro, quando torna a casa con un regalo per il nipotino e scopre che è andato via proprio quando cominciava ad affezionarcisi.

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