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One Day

Regia di Banjong Pisanthanakun vedi scheda film

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La recensione su One Day

di supadany
3 stelle

Far East Film Festival 19 – Udine.

Far innamorare qualcuno è sempre una grande impresa, come scalare l’Everest o camminare su un filo teso, sospeso nel vuoto e scosso dal vento, per un centinaio di metri.

Con One day, il regista thailandese Banjong Pisanthanakun racconta il più improbabile dei balli a due utilizzando tutti i luoghi comuni del caso, sfidando la buona sorte senza adoperare un minimo di economia narrativa. 

Abituato a passare sempre e comunque inosservato, Denchai (Chantavit Dhanasevi) s’innamora della nuova e bellissima collega Nui (Nittha Jirayungyurn), la quale a sua volta è subito notata, e corteggiata, dal grande capo in persona.

Per Denchai non sembra esserci speranza alcuna, ma durante la gita aziendale a Hokkaido, la ragazza rimane vittima di un incidente che la porta ad avere una singolare amnesia della durata di un giorno.

In questo breve intermezzo, Denchai si presenta come il suo ragazzo, vivendo per un giorno un sogno che non dimenticherà mai.

 

locandina

One Day (2016): locandina

 

Riproposizione della storia d’amore tra il brutto anatroccolo e la bella principessa, con tanto di bugia - dalle gambe corte - annessa, One day vacilla da qualunque lato si osservi, al netto di un approccio carico di spirito e di un epilogo discretamente maturo.

Ciò che risiede nel mezzo è però prolungato oltre qualsiasi termine lecito, quando il fraintendimento polarizzante mostra gli ovvi segni di cedimento fin da subito, portando allo sfinimento. La composizione è claudicante e ripiegata perennemente su se stessa, con il mondo intorno destinato a eclissarsi in una sospensione della realtà.

Come se non bastasse, soffre anche la mancanza di una convincente melodia romantica, nonostante non siano lesinate le musichette ammorbanti di rito, con il perdente e la bella corteggiata alle prese con schermaglie che finiscono con l’essere percepite come infinite.

Così, qualsiasi motivazione allegata finisce dritta al macero, la libertà concessa da un evento incalcolabile è sfruttata solo perimetralmente e, per una volta, anche gli scenari innevati non aiutano la favola romantica, ricordando solo quanto sia difficile trovare la felicità, con le bugie come unico mezzo a disposizione e i ricordi destinati a occupare uno spazio ben superiore al presente, sempre complicato e raramente appagante.

Un film debole, più ingenuo che genuino, adatto giusto per un prime time su un canale istituzionale, come già avvenne con una serie di film indiani (la realtà non è molto distante).

Quando lei è troppo per lui e il film lo è per chiunque.

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