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Per una manciata di soldi

Regia di Stuart Rosenberg vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Per una manciata di soldi

di rocky85
6 stelle

Lo spiantato Jim Kane (Paul Newman) commercia in bovini per necessità ma è costantemente senza soldi e pieno di debiti. Deve mantenere la ex moglie che lo ha lasciato perché lo ritiene un immaturo, e deve restituire una somma di denaro alla banca per il prestito su un affare andato male. Così, quando un ambiguo imprenditore gli propone di recarsi in Messico per acquistare una ingente quantità di vitelli da trasportare fino a Chihuahua, Jim accetta senza troppe esitazioni. Decide di farsi aiutare dall’amico Leonard (Lee Marvin), squattrinato come lui e mezzo alcolizzato. I due intraprendono un viaggio attraverso il Messico e portano, dopo varie peripezie, l’affare a compimento, ma al ritorno hanno una sorpresa.

Per una manciata di soldi è una simpatica commedia on the road, un divertente western moderno ma soprattutto un elogio dei perdenti, realizzato non in termini malinconici o pessimisti, bensì in modo strambo e stralunato. La sceneggiatura dell’esordiente Terrence Malick, che di lì a poco dirigerà La rabbia giovane e diventerà autore tra i più importanti del cinema americano, è composta da fulminanti ed estemporanee battute, affidandosi il più delle volte al nonsense, a dialoghi spiritosi e surreali. Il regista Stuart Rosenberg, che aveva già diretto Newman nel cult Nick mano fredda e nel politico Un uomo, oggi, non possiede la mano leggera per la commedia, ed il film ne risente in alcuni punti in cui prevale la noia. Eppure, Per una manciata di soldi è un film gradevole perché è il ritratto affettuoso di due perdenti nati, convinti di essere due tipi in gamba: “Tu sei nato per gli affari”, dice Leonard a Jim, e ci crede davvero quando glielo dice, mentre è chiaro a tutti che si tratta di due ingenui combinaguai, buoni solo a farsi fregare. Ottimi i due interpreti: Paul Newman, anche produttore, si destreggia bene in un ruolo leggero e insolito per le sue corde; Lee Marvin, invece, da buon istrione, è più abituato ai tempi comici e diventa una buona spalla per il primo. Niente di eccezionale, d’accordo, ma alla fine non possiamo fare a meno di affezionarci a questi due moderni cowboys che hanno avuto sempre poco dalla vita, ma che ottimisticamente si scrollano le spalle e continuano a tirare dritto.

 

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