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Regia di Pupi Avati vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Ultimo minuto

di hallorann
8 stelle

La sfida di raccontare le vicende di una squadra di calcio di serie A senza mai menzionare il suo nome e facendo vedere solo alla fine attimi di partita non era facile. Va dato atto a Pupi e Antonio Avati di aver raggiunto l’obiettivo in modo convincente in ULTIMO MINUTO del 1987. Dietro il protagonista Walter Ferroni si cela la figura di una sorta di ibrido tra general manager e direttore tecnico (quest’ultima figura apparsa a metà anni ottanta con l’arrivo nella panchina della Roma di Eriksson, il quale affiancò l’allenatore Clagluna). L’anonima società potrebbe tranquillamente essere una provinciale del centro Italia, anche qui il regista è stato bravo nel non dare connotazioni regionali specifiche. Nei primi minuti del film vediamo l’avvocato Ferroni in fibrillazione, prende contatti con “Il Processo del Lunedì” e l’eterno Biscardi per mandare in trasmissione il nuovo presidente Di Carlo, ricordandogli però i suoi meriti. Mano a mano che la narrazione procede assistiamo alla festa di presentazione della squadra, il bomber Boschi trattenuto grazie alle manovre dell’avvocato che ha sacrificato la figlia per la causa, Di Carlo che liquida Ferroni e i suoi vecchi trucchi – tra l’altro sbattendogli in faccia il suo finto titolo, “lei non solo non è avvocato ma neanche ragioniere” – relegandolo al ruolo di accompagnatore. E ancora il talent scout e uomo di mercato Duccio Venturi che piazza il giovane talento Paolo Tassoni, gli amici giornalisti e fotografi, il capo degli ultrà e l’impresa di pulizie allo stadio, l’allenatore incapace Corti etc. etc. La crisi di risultati costringerà il presidente a richiamare il vecchio Ferroni e le cose si raddrizzeranno. ULTIMO MINUTO non tralascia niente del mondo calcistico, analizza e si sofferma soprattutto sulle meschinità, i piccoli aggiustamenti, i favori reciproci, in poche parole il dietro le quinte e tutto ciò che non appare sui giornali. Avati – con l’aiuto in sceneggiatura dei giornalisti sportivi Italo Cucci e Michele Plastino – sceglie come lente d’ingrandimento del settore una galleria di personaggi rappresentativi: il malinconico ma ancora energico Ferroni è un uomo che ha sacrificato la famiglia e gli affetti per la squadra ed è la sintesi di un vecchi calcio tutto cuore e intrallazzi; il presidente Di Carlo il nuovo che avanza fatto solo di business e conti da quadrare; Boschi il calciatore opportunista e venduto; Venturi non sembra rassomigliare a Moggi ma piuttosto a un giovane Ferroni con meno disincanto; il giovanissimo Tassoni la speranza e il futuro. L’autore di REGALO DI NATALE equilibra bene il bilancino dei buoni e dei cattivi, degli sconfitti e dei vincenti e completa la buona riuscita dell’operazione orchestrando molto bene grandi attori come Ugo Tognazzi (al suo ultimo bel ruolo), attori e caratteristi più o meno feticci e in gran forma come Lino Capolicchio, Luigi Diberti, Nik Novecento, l’ex calciatore (e si vede) Massimo Bonetti, Diego Abatantuono, Massimo Sarchielli, Carlo Monni, il doppiatore Cesare Barbetti e tanti altri. Di sottofondo ma ben caratterizzate le figure femminili interpretate da Elena Sofia Ricci e Giovanna Maldotti, un po’ troppo invadenti e non sempre intonate al contesto le musiche di Riz Ortolani. ULTIMO MINUTO a tutt’oggi è il miglior film italiano dedicato al calcio.

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