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Léon

Regia di Luc Besson vedi scheda film

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Enrique

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La recensione su Léon

di Enrique
8 stelle

Dapprima l’uomo “serio”:

la cinepresa lo rivela per frammenti: un occhio celato da una lente scura, braccia e mani che vanno e vengono con rapidità, giusto il tempo di liquidare il superfluo; un volto che emerge dall’ombra, discreto e impassibile, ma non anonimo: è Léon (J.Reno). Dopodichè, la telecamera viola la sua vita privata, ne svela i piccoli gesti di tutti i giorni, la passione per le cose che crescono, senza radici… ma il silenzio della routine viene squarciato da un campanello nervoso. E la sua vita non sarà più la stessa.

http://i21.photobucket.com/albums/b300/spacemonkey_fg/Blog%20Pictures%20III/Leon19943_zps191869aa.png

Lei è Mathilda (N.Portman).

Non era facile descrivere il fuoco che brucia le viscere di un’acerbissima ragazzina, precoce e candida al tempo stesso. Non era facile immortalarne i languidi sguardi, i maldestri, innocenti tentativi di seduzione; la sua instabilità emotiva, fra risate fragorose provocate da un bicchiere di troppo (l’unico) e lacrime che rigano le gote. Non era facile coglierne gli aneliti di vita, il dolore insopportabile dell’amore che cova in pancia e quello ancora più insopportabile del rifiuto, la voglia di vendetta che scuote le ossa, offusca la mente e falsa la prospettiva. Il malessere per un’esistenza troppo pesante da portare sulle proprie nude spalle; da sola.

http://myfavoritewasteoftime.files.wordpress.com/2011/11/mathilda.jpg

Di fronte alla minacciosa prospettiva della roulette russa, o amore, o morte, o tutto o niente. La via di mezza è mera astrazione per qualsiasi adolescente pieno di vita.

 

Infine, lui. Il cattivo (G.Oldman), per il cui ritratto sono sufficienti poche icastiche, parole: pura, magnetica follia, sublimata a velleità anarcoidi.

http://www.top10films.co.uk/img/garyoldman_leon1.jpg

 

Sullo sfondo: New York. La “Metropoli” per antonomasia, sempre imperturbabile e anaffettiva. Con naturalezza la cinepresa essa pure scandaglia, le sue interminabili strade, così brulicanti di vita, eppure sorde e indifferenti le si rivelano. Non è, dunque, difficile da trovare, fra le loro grigie pieghe, l’ennesima straziante storia di disagio esistenziale. Come poter mettere radici in un posto del genere?

 

E non era facile far tutto ciò con una grazia e raffinatezza stilistica senza pari, evidente nella straordinaria cura per le inquadrature (quelle sugli occhi di N.Portman dicono più di mille parole, ma anche la soggettiva del crollo fisico di Lèon, nonchè quelle iniziali sulle strade di Manhattan), nella sensibile sceneggiatura (non sfregiata da qualche insignificante, nel complesso, imperfezione), nella colonna sonora sempre all’altezza delle circostanze (Shape of my heart di Sting è, poi, una perla che rimane impressa, a lungo), nell’eccezionale bravura dei protagonisti, tutti compresi.

Eppure L.Besson ci riesce e, così facendo, impartisce una grandissima lezione di cinema…Che non può non lasciare a bocca aperta tutti i suoi amanti.

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