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Maria Maddalena

Regia di Garth Davis vedi scheda film

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La recensione su Maria Maddalena

di yume
8 stelle

In un mondo smarrito, ieri come oggi, Maria di Magdala chiede la pace e la libertà. Gesù le ha sorriso,“ nessuno mi ha mai chiesto come mi sento” le ha detto un giorno, ma non ha risposto alla sua domanda:“ Com’è il regno dei cieli?”.

locandina

Maria Maddalena (2018): locandina

 

Maria di Magdala, la meglio nota Maddalena di biblica memoria, torna sugli schermi e suscita pareri discordi.

Il dibattito sulle qualità o i difetti del film è ampio e divaricante, fino a tirare in ballo un inutile confronto con Scorsese (L’ultima tentazione di Cristo) e Pasolini (Il Vangelo secondo Matteo).

Mondi lontanissimi tra loro, i confronti sono sempre fuorvianti e ingrati, mentre la sensazione di aver visto finalmente in questo Maria Maddalena di Garth Davis qualcosa di diverso dalle solite ricostruzioni della vicenda più nota di tutti i tempi è tangibile.

 

Che poi i soldi li abbia messi Weinstein il famigerato, che il regista in passato non abbia fatto gridare al miracolo creativo con i suoi film (Lion fu un capolavoro di lentezza e melassa), che gli attori siano star di chiara fama che trasformano in oro tutto ciò che toccano, e che infine prototipi di razza caucasica con gli occhi chiari siano una rarità troppo poco credibile, tutto questo è a dir poco ininfluente.

Il film tiene incollati per due ore allo schermo con partecipazione e commozione, fa rivivere una storia vera di povertà e amore, ingiustizia e dolore, tradimento e incomprensione, fiducia e smarrimento con la sobrietà priva di retorica della realtà che diventa favola, avvolge l’uomo di leggenda ma continua a tenere salde radici nella terra.

Storia di uomini e donne di un tempo lontano, ma fatto come oggi di deboli e potenti, di ricerca della felicità in qualche sogno a portata di mano, di sconfitte sanguinose e tuttavia di pervicace, testardo impulso a lottare, Maria Maddalena  racconta un mondo che conosciamo bene, e i Sassi di Matera possono essere la Palestina, i calanchi delle Murge il terreno brullo di Cana, le acque dello Ionio il lago Tiberiade.

Di predicatori del deserto era pieno l’Oriente allora, dominato dai padroni del mondo, i Romani. Arrivavano a cavallo e dove facevano il deserto lo chiamavano pace, racconta Tacito.

Ci fu un Rabbi, dolcissimo e a volte un po’ umorale, ma carismatico oltre ogni misura umana, che prometteva un mondo nuovo, un regno dove c’era pure a capo un Dio, ma di Dei pullulava la terra da quando l’uomo l’aveva abitata, dunque nessuna meraviglia.

Quello che i diseredati, gli ultimi della lista, volevano, era la pace, e quella sì, il Dio di Gesù di Nazareth la prometteva. Ovviamente non su questa terra, impresa impossibile, qui bisognava soffrire per meritare la pace eterna, era quella l’unica visione realistica del problema e duemila anni di storia l’hanno dimostrato.

In nome di quella fede i malati guarirono, vino, pani e pesci si moltiplicarono, e una donna, l’ultimo essere della terra, colei che padri, mariti e fratelli consideravano oggetto di loro proprietà, quella donna lasciò tutto, s’immerse nell’acqua del lago Tiberiade e seguì il Nazareno per amore.

Naturalmente passò alla storia come puttana, attraversare la Palestina e arrivare a Gerusalemme in compagnia di uomini e al fianco di un mito vivente che fama poteva crearle intorno?

 

L’ideologia messianica sembrò perdente agli occhi miopi di chi liquidò tutto con una croce sul Golgota. E invece vinse alla grande e come nessun’altra resistette al potere del tempo.

Restava un tassello irrisolto, la donna.

Maria, la madre, era salva e fu assunta in cielo. Maddalena dovette faticare non poco, nonostante Gesù l’avesse capita a fondo e le avesse riservato il posto giusto al suo fianco, apostola del suo messaggio di pace e unica testimone della sua resurrezione dal sepolcro in cui l’avevano confinato gli uomini.

Tutto questo ci racconta il film con la dose giusta di silenzi e parole, ritmi lenti, il passo di chi attraversa i deserti, anche quelli metaforici, quadri immersi in ombre e luci caravaggesche, momenti topici del racconto biblico citati con cura ma senza tentazioni agiografiche, suggeriti più che raccontati.

Fino alla passione e crocifissione, di un realismo crudo che suscita dolore autentico, la Siria è vicina, di sangue sono ancora piene le strade.

Dolcezza è la nota dominante.

E’ nel volto di Gesù, uno straordinario Joachin Phoenix, intenso, così umano da sembrare divino; negli occhi ben aperti sul mondo e nei  sorrisi appena accennati di Maddalena (Rooney Mara) e nel suo coprirsi la lunga chioma con tuniche di lino grezzo; nella Madre che divide con lei l’amore per il figlio (“ Tu lo ami e, come me, lo vedrai andar via”) e abbraccia sotto la croce quel corpo torturato; negli Apostoli, uomini che fanno fatica a capire una donna, (“tu l’hai reso debole”), che provano una punta di risentimento nel sapere che è stata lei l’unica testimone della resurrezione, ma che, oscuramente, accettano la sua diversità e la rispettano.

Difficile accettarla, è vero, in un mondo smarrito, ieri come oggi, Maria di Magdala chiede la pace e la libertà.

Gesù le ha sorriso,“ nessuno mi ha mai chiesto come mi sento” le ha detto un giorno, ma non ha risposto alla sua domanda:“ Com’è il regno dei cieli?”.

 

 

www.paoladigiuseppe.it

 

 

 

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