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Terra e libertà

Regia di Ken Loach vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Terra e libertà

di axe
7 stelle

Subito dopo l'improvvisa morte del nonno, l'operaio David Carr, una ragazza inglese riorganizza gli effetti personali dell'anziano, recuperando lettere e ritagli di giornale. Da questa documentazione apprende nei dettagli la storia di David durante gli anni della Guerra Civile Spagnola. Arruolato, insieme ad altri stranieri, in una milizia irregolare, combattè contro i franchisti. I miliziani non ebbero, tuttavia, a guardarsi solo da questi ultimi, ma anche da chi volle unificare sotto il suo controllo - e la propria ideologia - i vari movimenti antifranchisti. Ken Loach, regista dal forte impegno politico, racconta nel film "Terra E Libertà" le dinamiche che regolarono i rapporti tra le diverse anime che composero la lotta al franchismo, duranta la guerra civile che infiammò la penisola iberica nella seconda metà degli anni '30. Ricordo che la proiezione dell'opera era frequente durante autogestioni ed occupazioni nell'istituto superiore che ho frequentato; posso, avendo rivisto il film in età matura, immaginare il perchè. Il linguaggio di Ken Loach è molto semplice e diretto, a volte retorico. Espone i suoi rilievi mostrando la quotidianità di un manipolo di combattenti volontari, originari di nazioni diverse, uniti dalle idee antifasciste. Persone comuni ma istruite, questi combattenti per la libertà, trovano il tempo, tra una marcia ed un combattimento, per discutere di politica e futuro delle loro prospettive, scherzare, litigare, amare. Le più gravi insidie non giungono dai soldati franchisti, pur meglio armati ed equipaggiati e forti dell'appoggio dei benestanti e dei prelati, bensì dai comunisti d'impronta stalinista, i quali, anche con durezza, agiscono su chiaro impulso del dittatore sovietico, per "irregimentare" i combattenti dei vari movimenti di contrasto al franchismo, annichilendo pertanto quella spontaneità e quello spirito romantico, in linea con i quali uomini e donne dalle più svariate origini si unirono nel nome di un comune e nobile ideale. I conseguenti dissidi portarono a scontri fratricidi dei quali trassero giovamento le forze di destra e relativi sostenitori fascisti e nazisti. Ho riscontrato una certa inverosimiglianza sotto l'aspetto della messa in scena. I protagonisti del racconto - il giovane David (Ian Hart), la focosa combattente Blanca (Rosana Pastor) e gli altri compagni d'arme - sono fin troppo ben curati nell'aspetto per essere soldati con poco equipaggiamento ed in costante movimento; inoltre, mostrano troppa fiducia nella "democrazia di base" - decisioni di fondamentale importanza per l'intero gruppo adottate a maggioranza in assemblee improvvisate, o confronti di pochi minuti con popolani, che li convincono circa la "soglia" di proprietà privata che potrebbe essere il caso, a loro vantaggio, di tutelare. Le sequenze di combattimento, infine, sono veramente poco realistiche. Poco importa, tuttavia, poichè non ci troviamo di fronte ad un film di guerra. Al regista preme raccontare la storia di un movimento rivoluzionario illuminato da idee genericamente di sinistra, evidenziandone difficoltà e contraddizioni che possiamo riscontrare con frequenza in analoghi contesti. C'è sempre, in tali aggregazioni, chi ritiene di essere in possesso dell'"ortodossia" e rimprovera, pretestuosamente, gli altri di "devianza borghese", o "anarchismo", o inettitudine, accreditando sè stesso come legittimo - o unico - rappresentante di interessi del popolo, o argine alla "reazione". Il conseguente conflitto interno è causa di delusione, defezioni, disamoramento, sconfitta. Nel caso di specie, si contesta al comunismo stalinista l'aver perso di vista, negli anni '30, i fini dell'uguaglianza e del progresso di un'intera popolazione nazionale, preferendo il compromesso con le altre nazioni di rilievo - d'impostazione, nell'ipotesi meno peggiore, capitalista - e di fatto sostituendo una dittatura con un'altra. Uno spettatore degli anni '90 potrebbe aver colto in questa lettura una critica alla propria attualità, in cui i partiti formalmente di sinistra, orfani "ideologici", persero quel legame con gli "ultimi" che è alla base della loro esistenza. Pur nel suo essere didascalico e retorico, il regista esprime una critica, della quale, la si condivida o no, è innegabile la coerenza.

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