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Transformers: L'ultimo cavaliere

Regia di Michael Bay vedi scheda film

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Marco Poggi

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La recensione su Transformers: L'ultimo cavaliere

di Marco Poggi
4 stelle

Quinto film consecutiuvo dei Transformers, per Michael Bay che cerca di dare una svolta storica e leggendaria alla saga dei robottoni inserendoli in un flashback iniziale nella saga di re Artù, come se i Transformers avessero fatto per millenni su e giù da Cybertron alla Terra (sigh). Compare un auto-ironico Anthony Hopkins.

Arrivato al quinto film consecutiuvo dei Transformers, il regista Michael Bay cerca di dare una svolta storica e leggendaria alla saga dei robottoni inserendoli in un flashback iniziale nella saga di re Artù (con uno Stanley Tucci, una delle star della pellicola precedente, nelle improbabili vesti del mago Marlino), come se i Transformers avessero fatto per millenni su e giù dal pianeta Cybertron alla Terra (sigh). Più che i muscolacci da eroe di Mark Wahlberg e il tradimento di Optinms Prime che passa dalla parte dei nemici possono Anthony Hopkins, con la sua ironia e la sua voglia di prendersi in giro (altro che Alec Guiness che era arrivato a rinnegare il suo Obi Wan Kenobi chiedendo a George Lucas di farlo morire alla fine di "STAR WARS EPISODIO IV - UNA NUOVA SPERANZA") e la bellona inglese di turno Laura Haddock, in un ruolo da mago Merlino (pure lei) versione femminile. Film pretenzioso e pasticciato, con un robot-cattivo femmina, che sembra la fata Morgana della saga arturiana, che afferma che Unicron, che nei cartoons anni'80 era un intero pianeto robotico che si trasformava doppiato nientemeno che da Orson Wells, è in questa realtà la Terra, tanto per dare una parvenza di realismo in questa saga robotica dove tutto è una metafora degli attacchi dei terroristi islamici all'America (quanti soldati americani vengono impiegati qui, come se non volessero dar spazio ai nuovi robot che fanno solo comparsate mordi e fuggi).  Cameo cubano di John Turturro, inserito per dimostrare che Bay non getta via mai niente, nemmeno il comprimario più auto-ironico dei primi tre film.

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