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Zitti e Mosca

Regia di Alessandro Benvenuti vedi scheda film

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La recensione su Zitti e Mosca

di cheftony
6 stelle

"Katia! 'ndo ttu me l'hai messa la bandiera 'un la troho più?!"
"Quale bandiera, babbo?"
"Perché, che so' uno ch'ha cambiaho di morte bandiere nella su' vita, io?!"


1991, un paesino qualsiasi della Toscana, nella tradizionalmente rossa provincia. Nell'89 il PCI, dopo la caduta del Muro, dopo la Perestrojka, si ritrova un po' con le spalle al muro e tenta il rinnovamento, arrivando nel '91 alla formazione di due partiti: il PDS e Rifondazione.
Nel corso di questo evento storico, in Zitti e mosca si mettono in evidenza le reazioni della comune gente di paese all'avvicinarsi di una Festa dell'Unità da festeggiarsi per la prima volta sotto le bandiere con la quercia del PDS e non più con la falce e il martello (sì, ci sono nella bandiera del PDS, ma minuscoli...). Mentre il gruppetto di anziani, già melanconici e vedovi, rimpiange il passato glorioso del partito e stenta a credere nella rinascita, i più giovani passano il loro tempo fra scherzacci e ricatti all'amico grullo e sorsi di amari, dimostrando di non avere a cuore gli stessi valori dei genitori. Intanto torna al paesino natale Massimo, giovane politicante in carriera a Roma, a parlare con scarsa convinzione di "rinascita dolorosa", non prima che la sua vecchia fiamma gli parli della tragedia del vetero-comunista padre.
Ma la Festa dell'Unità, in qualche modo, riunisce quasi tutti sotto il cielo ad ammirare i fuochi d'artificio, fra speranze e (dis)illusioni.

Alessandro Benvenuti ritrae con leggerezza uno spicchio d'Italia e di storia, purtroppo confondendosi qua e là nel rimpastone di registri stilistici attuato, dondolandosi fra la commediola di genere, la satira e il dramma. Zitti e mosca è tuttavia un film carino, in particolar modo ovviamente per i toscani, grazie a quell'umorismo tutto nostro e alla presenza in contemporanea delle nuove leve del cinema toscano (Ceccherini, Paci, Pieraccioni all'esordio) e delle vecchie glorie (Benvenuti, la Cenci, Novelli).

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