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Che vuoi che sia

Regia di Edoardo Leo vedi scheda film

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La recensione su Che vuoi che sia

di Peppe Comune
6 stelle

Anna (Anna Foglietta) è un insegnante di matematica che lavora come supplente in una scuola privata. Aspira al ruolo e desidera ardentemente un figlio. Il fidanzato Claudio (Edoardo Leo) è un ingegnere informatico ridotto a “bonificare” i computer infestati dai virus. Si inventa un progetto su una piattaforma web molto innovativo, ma il crowdfunding (procedura che consiste nel cercare fondi per finanziare dei progetti attraverso la rete) lanciato per finanziarlo non decolla mai. La delusione aumenta ancora di più quando nota che, con la stessa procedura e per progetti molto futili (come una mutanda con le tasche, ad esempio), le donazioni arrivano subito e cospicue. Delusione dopo delusione, succede che Anna e Claudio, un po’ per provocazione, ma soprattutto perché ubriachi persi, lanciano un diverso crowdfunding con il quale dichiarano che sono disposti a girare un video hard da postare su internet in cambio di una cospicua donazione in danaro. La cosa diventa subito virale nella rete (e non solo), le donazioni si susseguono senza posa, superando anche le più rosee aspettative economiche. La situazione sfugge di mano alla coppia che, di fronte alla possibilità di incassare un bel po’ di soldi , entra in preda a un difficile dilemma : che fare ?

 

Anna Foglietta, Edoardo Leo

Che vuoi che sia (2016): Anna Foglietta, Edoardo Leo

 

“Che vuoi che sia”  di Edoardo Leo è un film godibile, una commedia che tratta tra il serio e il faceto temi importanti che percorrono la nostra modernità, quali il fascino effimero esercitato dalla rete, l’invadenza spudorata dell’universo social, la privacy di ognuno spendibile a buon mercato, la precarietà lavorativa.

L’intimità della propria camera da letto non dovrebbe mai essere violata da occhi indiscreti. E neanche dovrebbe avere un prezzo. Ma può succedere che si desidera un figlio e si  è costretti a constatare che, alle condizioni economiche date, non ce lo si può permettere. Può succedere che si è lavoratori precari e che si viva sulla propria pelle tutta la frustrazione di venire sempre superati da arrivisti mediocri. Può succedere di  trovarsi nella condizione di essere lusingati dalla possibilità di migliorare il proprio tenore di vita, di non avere patemi di sorta nel pensarsi a fare ciò che si è solo pensato di fare, di possedere quello che si è solo desiderato di possedere. Può succedere, infine, che la società dei consumi offra a chiunque l’opportunità di sedersi da protagonista al suo banchetto, a patto di corrispondere acriticamente alla sua natura omologatrice. Una società che sbandiera la prospettiva di fare “soldi facili” se solo si accetta di partecipare al circolo “massmediatico” dei sentimenti svenduti a gratis. Insomma, se tutto queste cose, non solo succedono, ma rappresentano aspetti caratterizzanti dello stare al mondo al giorno d’oggi, allora può succedere facilmente che una coppia di amanti ceda alla pubblica visione la parte più intima del proprio rapporto. Tanto si rimane nient’altro che una minuscola goccia nel mare magnum della rete globale, il luogo dove si educa  a consumare ogni cosa sempre più in fretta.

In effetti, è questo il pensiero recondito che spinge Anna e Claudio a tentare un gioco baro con quel mondo che vuole costringerli a restare ai margini : consegnarsi al voyeurismo pruriginoso che alberga nella rete globale per riuscire finalmente ad immaginarsi una prospettiva di riscatto. Tanto, “che vuoi che sia”, pensano Anna e Carlo, una coppia a proprio moda alternativa rispetto alla fiera consumistica che gli gira intorno, inizialmente recalcitrante nel prendere tale tipo di scorciatoia per arrivare ad esaudire le proprie aspirazioni. Ma, visto che un aspetto (certamente deleterio) dell’universo social e questo saper fornire dei vantaggi immediati attraverso la creazione di fenomeni di cartapesta ; visto che c’è tanta gente disposta a pagare per vedere una coppia anonima fare del sesso, quando in giro per la rete ci sono milioni di filmati porno ; visto che si può essere pagati lautamente solo per farsi vedere sorseggiare un drink in un locale alla moda ; insomma, visto che l’imbecillità ostentata sembra pagare molto di più delle qualità intellettuali che si posseggono, può anche valere la pena adeguarsi a questo andazzo giusto il tempo di prendersi l’agognato premio e svoltare definitivamente. Tanto, “cosa vuoi che sia”. Ma il punto sta proprio nel concentrarsi sulla singola unità e non capire che il problema, non è tanto il considerare la cosa come un granello in una montagna di sabbia, ma il non ricordarsi che è la somma algebrica di ogni singolo granello ad aver reso possibile la regolarizzazione del brutto. Ed è quello che, in parte, riesce a fare il film. Perchè ritengo che il suo aspetto più interessante non sta affatto nel fornire un giudizio di valore sul come dovrebbe comportarsi la coppia, ma mettere in evidenza tutto quell’insieme di condizioni che hanno reso possibile il sorgere della scelta che devono prendere.

Un film leggero che induce a delle riflessioni agrodolci quindi, senza però affrancarsi del tutto da alcuni vizi che attanagliano gran parte del cinema italiano contemporaneo, come quello di tentare di raccontarci la società senza scandagliarla nel profondo attraverso l’adeguata tipizzazione caratteriale dei protagonisti, o di raccontare storie che ci riguardano molto da vicino senza evitare, però, di scadere in certo bozzettismo di maniera. Detto altrimenti, i personaggi sono pure verosimili (qui come in altri film del medesimo filone), ma mai totalmente credibili. Diversamente di come accadeva in quel momento aureo della storia del cinema italiano andato sotto il nome di commedia all’italiana, quando, seguendo gli stilemi tipici della grande tradizione della commedia dell’arte, gli attori sapevano farsi maschere attendibili : tipi d’autore in cui potersi riconoscere e attraverso cui poter leggere nel profondo la storia d’Italia nel suo divenire. Solo raramente l’odierno cinema italiano è riuscito a raggiungere tali esiti, molto più spesso, invece, è alle prese col più classico "vorrei ma non posso", teso ad edulcorare all’insegna del politicamente corretto senza osare mai fino in fondo. Prova emblematica di quanto scritto, per me, è rappresentata dal personaggio interpretato dal bravo Rocco Papaleo, una sorta di grillo parlante stonato che fa pure scappare qualche sorriso (ma lui è simpatico di suo), ma la cui utilità effettiva nell’economia complessiva del film non si capisce (per limite mio forse) quale sia.

Ad ogni modo, dopo “18 anni dopo” (buonissimo esordio del 2009) , “Buongiorno papà” (2013) e “Noi e la Giulia” (2015), Edoardo Leo giunge con questo film alla sua quarta regia, confermandosi un autore attento alle dinamiche sociali, con uno sguardo acuto che legge la realtà senza farsene troppo travolgere. Una cifra stilistica che lascia intravedere delle potenzialità non ancora del tutto espresse, e che al momento, in mancanza di voli pindarici, ha prodotto solo film di onesto artigianato. Come “Che vuoi che sia”, un film gradevole che si lascia vedere con intelligente leggerezza.

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