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Caro papà

Regia di Dino Risi vedi scheda film

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La recensione su Caro papà

di champagne1
3 stelle

Anni '70: Milozzi è un ricco industriale con una vita lavorativa intensa e una personale in cui si divide fra due città e fra moglie e amante. Nella casa di Roma vive con lui anche il figlio Marco, universitario, mentre la figlia Costanza ha da tempo deciso di abbandonarlo per andare a stare in una comune.

Un giorno, quasi per caso, si ritrova a leggere il diario di Marco, che esprime sentimenti di rabbia sociale che sembrerebbe preludere all'avvio di una contestazione violenta. Poi un giorno lo scritto accenna all'ipotesi di un attentato...

 

 

Dino Risi è uno degli esponenti più celebri di quella "commedia italiana" che fra gli anni '50 e '70 aveva prodotto ottime pellicole che con ironia pungente descrivevano i molti vizi e poche virtù della nostra società. Tra gli attori preferiti aveva sicuramente Gassman, da lui consacrato ne "Il Sorpasso" , ma più avanti coinvolto per almeno 2 decenni nei suoi vari progetti.

Negli anni '70 Risi virò su storie caratterizzate da drammi psicologici: il suo "Profumo di Donna" (con il solito Gassman) si impose all'attenzione internazionale tanto da "meritarsi" un remake americano che avrebbe portato Al Pacino all'Oscar.

 

In "Caro Papà" si comincia con un tono di commedia un po' posticcio (siamo in anni in cui c'è poco da ridere, con una situazione sociale esplosiva), caratterizzata dalla solita interpretazione mattatoriale di Gassman, che fa emergere il suo personaggio granitico, sicuro di sé pur nelle sue contraddizioni, capace di passare da un passato di combattente per la Resistenza durante la seconda Guerra Mondiale al presente di cinico finanziere di una Multinazionale; mentre nel finale emerge con forza l'elemento drammatico, della contraddizione fino al contrasto generazionale, connotato dal mutismo assoluto del protagonista.

 

 

Che dire? il film risulta alla fine piuttosto povero, appoggiato su tutta una serie di stereotipi, in particolare la visione della contestazione studentesca dal punto di vista della borghesia benpensante e il mancato approfondimento della figura del personaggio del figlio Marco, oltre che pieno di rifermenti poco credibili, con un percorso tutto indirizzato ad arrivare alla lacrima finale del pubblico e non solo dei personaggi.

E' l'avvio di una fase calante del Regista che negli anni '80 si concretizzerà con titoli di minor spessore e interpreti del calibro di Pozzetto, Banfi e Grillo.

 

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