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Caro papà

Regia di Dino Risi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Caro papà

di hallorann
4 stelle

Può la commedia raccontare gli anni di piombo? No. Argomento troppo scottante e tragico per essere filtrato dai canoni della nostra commedia all’italiana. Dino Risi ci tentò in CARO PAPA’ nel 1979. Tentativo ibrido, a dire il vero, tra commedia e dramma. Un grosso industriale del capitalismo ha un rapporto distratto con la famiglia. La ex moglie tenta il suicidio (“ad ogni cambio di stagione”), per Albino è l’occasione per fare una rimpatriata negli affetti trascurati e nei ricordi in particolare con il figlio Marco. Insieme trascorrono un po’ di tempo ma Marco silenzioso e riservato non si sbottona granché con il padre. Albino tra un affare e l’altro trova il tempo per spiare il diario segreto del figlio e scoprire che trattasi di un pericoloso sovversivo con amici schedati. Scoprirà sulla proprio pelle che l’obiettivo P da colpire in un’azione è lui. Finale strappalacrime. L’Albino Milozza capitalista cinico e carismatico protagonista del film è parente stretto del Bruno Cortona de IL SORPASSO e del Santenocito di IN NOME DEL POPOLO ITALIANO, entrambi dell’amico Risi. Solo che lì personaggio e simbolo di una certa Italia erano incastonati bene nella Storia, in CARO PAPA’ Vittorio Gassman attore e istrione prevale sul personaggio e schiaccia ogni velleità o ambizione di credibilità/verosimiglianza al discorso su distanze generazionali tra padri e figli etc. Una scena nello specifico esplica questo fallimento, Albino riunisce ad una festa amici notabili della finanza e dell’alta borghesia, il socio spudoratamente reazionario Duilio e soprattutto il figlio con gli amici “impresentabili” (semmai improbabili) estremisti di sinistra (la faccia di Nando Paone ne squalifica ogni speranza). Riappare anche la figlia ex tossica in procinto di partire per l’India (e te pareva!) e il protagonista (accattivante a tutti i costi) chiude la serata cantando una canzonetta nostalgica che fa scappare via Marco e compagni. In quest’ultimo exploit Albino ricorda un futuro Berlusconi, potenza profetica di Risi, il quale da par suo sbeffeggia, ironizza su mode e modi dell’epoca ma senza andare in profondità e a alla fin fine lasciando perplessi e insoddisfatti. Il terrorismo poi fa capolino di striscio, l’attentato viene compiuto persino all’estero (da chi?), altro passaggio inverosimile. Troppo complessa la materia e il regista con il figlio Marco e il fido Bernardino Zapponi in sceneggiatura preferiscono rifugiarsi nell’intimità familiare e il finale non dispiace avulso però dalle pesantezze precedenti. Affianco a un Gassman in gran forma appaiono Stefano Madia, attore per caso e in seguito giornalista, mentre si segnala nella parte dell’hare krishna affamato un noto caratterista di cui sfugge sempre il nome, Eolo Capritti. Musiche tra il classico e la disco-music di Manuel De Sica.

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