Regia di Maurizio Nichetti vedi scheda film
Qualunque sia il destino, la vita è meravigliosa da vivere: per quanto la morale sia ottimista e positiva, è pure altrettanto ottusa e limitata (la scelta e l'arbitrio come elementi prescindibili nella vita umana? e allora cosa ci distinguerebbe dalle bestie?), eppure non ci si può certo accanire contro un simile inno alla gioia di vivere che è allo stesso tempo un gesto d'amore verso il cinema e le sue straordinarie posibilità espressive. Come al solito, Nichetti fa leva sulla componente 'infantile' dell'artista, intesa nell'accezione migliore del termine (la fantasia, l'innocenza, l'ingenuità). E' un buon regista, un buon attore ed è anche meglio come autore: scrive infatti con Laura Fischetto questo film che è in realtà un intreccio di più film che si sviluppano parallelamente fra loro e finiscono pure per incontrarsi qua e là; non è la classica commedia ad episodi (più o meno intrecciati), ma una sorta di spirale in cui tutte le storie sono essenzialmente la stessa e convergono ad un'unica morale: occorre guardare alla vita come si ascolta una fiaba da bambini. Come sempre Nichetti sa scegliere molto bene le partner femminili: la Ricci, la Sandrelli e la Sylos Labini sono azzeccate, come inevitabilmente i due genitori di Stefano, interpretati da Scarpa e la Vukotic. Comicità sottile e sorridente malinconia rappresentano l'ormai solida formula dell'impasto nichettiano: per nulla facile da realizzare e da fare funzionare. Musiche di Feiez e Rocco Tanica, degli Elio e le storie tese (e fra i musicisti-esecutori c'è anche il batterista Christian Meyer). 7/10.
Stefano e le sue aspirazioni, i suoi sogni (diventare carabiniere o professore), le sue passioni (sassofonista), le sue deviazioni (rapinatore), i desideri dei suoi genitori ed i casi della vita: tutto quanto lo ha portato ad essere ciò che è, piuttosto che un altro.
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