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Non c'è più religione

Regia di Luca Miniero vedi scheda film

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Julia1994

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La recensione su Non c'è più religione

di Julia1994
4 stelle

Dopo aver sfornato i riuscitissimi Benvenuti al SudBenvenuti al Nord, Luca Miniero torna a collaborare con Claudio Bisio per una commedia che si allontana dal classico cinepanettone ma che porta con sé il classico sapore natalizio dei film bruttini che escono nelle sale in questo periodo.

Purtroppo, infatti, nonostante il regista sia sicuramente capace, e nonostante il cast sia di tutto rispetto (oltre alla coppia Bisio-Finocchiaro, che funziona sempre, c'è anche un poco riconoscibile Gassmann), la trama del film lascia parecchio a desiderare.

Siamo a Portobuio, un'isoletta italiana di pochi abitanti.
Nonostante il Natale sia ancora lontano c'è grande fermento per le prove del presepe vivente, che ha reso famosa la città stessa.
Sorge però un problema: Lupo, che di solito fa il bambinello e che è in effetti l'unico bambino all'interno della comunità cristiana, è ormai troppo grande. Suor Marta (A. Finocchiaro) dovrà quindi chiedere aiuto al sindaco appena eletto (C. Bisio) che proverà a coinvolgere la comunità musulmana, guidata da un amico di infanzia dei due (A. Gassmann) ormai convertitosi per "farsi prestare" un bambino per l'occasione.

Le note dolenti sono moltissime: innanzitutto del fat shaming nei confronti di Lupo, che con lo sviluppo è parecchio ingrassato e deve dimagrire per fare Gesù Bambino. 
Messaggio assolutamente sbagliato: il primo quarto d'ora del film è incentrato su questo preadolescente che viene fatto allenare e sudare per poter prender parte al presepe vivente. Sarebbe semplicemente bastato sottolineare come Lupo è ormai troppo grandicello per la parte di un neonato.
Nulla contro l'idea che i bambini in sovrappeso debbano dimagrire, anzi, ma solo ed esclusivamente perché non fa bene alla salute avere quei chili in più.
Il pensiero che qualche ragazzino al cinema possa aver solo per un attimo pensato che bisogna essere più in forma per ottenere qualcosa (che non sia, mi ripeto, la salute) mi ha fatto venire l'orticaria. Per non parlare della pessima battuta del sindaco che alla vista del ragazzino esclama che è pronto per fare il bue. Orrore. 

Suor Marta è un grande punto interrogativo: che accento ha? Talvolta pare del nord, talvolta del sud, perché? E a che scopo?

Ancora peggio poi il discorso che fa da fil rouge dell'intero film: La tolleranza tra due comunità così diverse non può certo crearsi se i pregiudizi provengono da tutti.
Anche il sindaco, che sostanzialmente vuole portare due mondi opposti a conoscersi meglio, è la prima fonte di razzismo: basti pensare al fatto che quando una bambina della comunità musulmana lancia lo zaino perché tornata da scuola, è spaventatissimo tanto quanto i personaggi che sono disegnati come volutamente bigotti.
Sarebbe stato sufficiente far vedere come lui, superiore al preconcetto, si facesse una bella risata di fronte alla paura dei suoi concittadini per mandare un messaggio totalmente diverso.
Se da un lato, quindi, abbiamo questa comunità cristiana mentalmente chiusa e retrogada, dall'altro quella musulmana è guidata da un uomo abile nell'arte del ricatto e del raggiro.

Insomma, un messaggio anche qui completamente sbagliato, volto a creare caricature e a rafforzare i luoghi comuni che dovremmo anzi eliminare.


Un grande peccato per un film che invece avrebbe potuto sin dal primo momento dimostrare come collaborazione e accettazione del diverso siano da considerare valori e non rinunce.

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