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Addio al re

Regia di John Milius vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Addio al re

di sasso67
6 stelle

John Milius, già sceneggiatore di "Apocalypse Now", dirige un film che sembra uscire da una costola del film di Coppola, ispirandosi direttamente a Conrad e Kipling (si veda "L'uomo che volle farsi re", notevolissimo film di Huston con Sean Connery e Michael Caine, proprio da Kipling), esplicitamente citati nel film. "Addio al re" ha parti riuscite e ispirate, pur se in un impianto che non mi convince, a cominciare da una fotografia che solo nel finale all'interno della giungla sa restituire una luce credibile. E anche senza andare a cercare l'ideologia di Milius, spesso tacciato di fascismo per quel suo ribellismo individualista e superomistico che contraddistingue i suoi personaggi, eternamente in lotta con l'autorità costituita (come anche il Learoyd re del Borneo; e non è certo un caso che dipinga come figura positiva il generale Mac Arthur, chiamato nella biografia cinematografica, guarda caso "generale ribelle"), - ed io aggiungerei anche per quel suo mostrarci la guerra come inevitabile - ci sono parti deboli già nella sceneggiatura. Non mi convince ad esempio la scelta dei sottufficiali inglesi e americani di rimanere nella giungla (per quale plausibile motivo???) né che Learoyd pronunci le parole "da oggi non alzerò mai più il mio braccio contro un altro uomo" proprio alle ore otto del mattino del giorno 6 agosto 1945, il giorno del lancio della bomba atomica su Hiroshima. Il film di Milius è confuso, troppo lungo e quindi prolisso: secondo me ci sono almeno venti minuti di troppo. Non si capisce infatti la funzione del generale giapponese che continua a combattere sul cavallo bianco, mentre le sue truppe sono dedite al cannibalismo. Nonostante tutto questo, e nonostante che il confronto con film dello stesso Milius come "Dillinger" o "Un mercoledì da leoni" penalizzi fortemente "Addio al re", lo spettacolo in alcuni momenti esiste e rende sufficiente (ma non di più) il risultato finale.
Gli attori, va da sé, sono di buona scuola, anche se non si capisce perché mai la pin-up Elan Oberon dovrebbe essere credibile come fidanzata dell'insignificante protagonista.

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