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Ransom: stato di emergenza per un rapimento

Regia di Caspar Wrede vedi scheda film

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La recensione su Ransom: stato di emergenza per un rapimento

di maso
4 stelle

 

 

La carriera di Connery negli anni settanta è costellata da alti e bassi, il periodo post bondiano fino alla rinascita negli anni ottanta è quello più ingrato della sua carriera proprio perchè il pubblico lo aveva identificato totalmente con l'agente segreto con licenza di uccidere e qualsiasi altro ruolo da lui ingtrapreso appariva come di secondo piano.

Il lasso di tempo può essere delimitato dalla sua ultima apparizione nei panni di Bond nel pessimo "Una cascata di diamanti" fino al remake non ufficiale di "Operazione tuono", quel "Mai dire mai" che lo rilancerà come attore proprio grazie a quel ruolo che lo aveva reso famoso ma anche imprigionato nello smoking offuscando le sue grandi doti di interprete, fra questi due film ci sono degli autentici capolavori in cui Connery brilla per carisma come "L'uomo che volle farsi re" di Houston o "Robin e Marian" di Lester in cui ci regala una immagine attempata e romantica dell'arcere fuori legge, film pessimi come "Meteor", odiati a morte dai giovani come "Zardoz" per la sua eccentricità kitch tipica del periodo e film mediocri come questo "Ransom" che pullula di difetti così marchiani da affossare anche la profesionalità e i buoni propositi di Connery.

L'ambientazione gelida norvegese serpeggia silenziosa tra i frames e questo non è certo un bene per un thriller nel quale un gruppo terroristico ad Oslo ha preso in ostaggio l'ambasciatore inglese nella sua abitazione insieme alla servitù, nel frattempo un 

commando tiene sotto sequestro un aereo atterrato all'aereoporto minacciando di farlo esplodere se non sarà concesso all'altro gruppo di raggiungerli e prendere il volo.

Connery veste i panni del colonnello Talvik che dirige le operazioni per sventare il piano ma si incarta in una scenegiatura contorta dove i pochi intrecci sono spiegati in malo modo e si fa fatica a seguire gli sviluppi, il suo avversario numero uno è interpretato da Ian McShane che ha la faccia giusta per il ruolo di terrorista subdolo e spietato, intorno a loro attori anonimi quanto e più di una regia fredda come le acque di un fiordo norvegese che non riesce ad imprimere la tensione adeguata nelle scene d'azione come nei dialoghi cruciali tra i personaggi e in generale ad un film che dovrebbe tenere sulle spine lo spettatore e invece non riesce nemmeno a coinvolgere con la sottotrama drammatico sentimentale della moglie dell'ambasciatore che bacchetta Talvik sul piano morale, Connery ha davanti a se un'atrice mediocre e sotto le mani un testo che non lo stimola ad esprimere una qualche emozione e di conseguenza la sua prova risulta come una delle più anonime ed trascurabili della sua carriera.

L'emblema della mediocrità di questo film è nel finale: durante lo scontro decisivo uno dei protagonisti muore colpito alla fronte e l'effetto oltre ad essere scarso nel make up è reso con un bruttissimo freeze frame inserito nel montaggio almeno tre o quattro volte evidenziando la superficialità in fase di scrittura.

Da salvare solo le algide location norvegesi e le belle riprese aeree del piccolo piper sugli sfondi innevati delle montagne.

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