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I soliti ignoti

Regia di Mario Monicelli vedi scheda film

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La recensione su I soliti ignoti

di champagne1
10 stelle

Qualcuno la definisce la prima vera ufficiale commedia (all') italiana ed è, come nella migliore tradizione neorealista, una storia ispirata ad una vicenda vera.

Film in bianco e nero che non ci si stanca mai di (ri)vedere con i 5 delinquentelli, in realtà un branco di perdenti (in pieno Monicelli-style), che tentano il colpo grosso cercando di entrare in un banca, passando dalla parete di un appartamento contiguo, e finendo invece in una cucina a mangiare pasta e ceci.

 

 

Cast enorme: da Totò che domina nella lezione di scasso in vestaglia sulla terrazza, a Mastroianni nell'intervallo fra due film felliniani, a Gassman in una pausa fra le sue esibizioni da teatro colto (ma aprendo le porte al personaggio che interpreterà ne I Mostri), a Renato Salvatori solo poco prima di Rocco e i suoi fratelli, ma anche il siciliano Tiberio Murgia (ex-cameriere trasformato in Ferribotte, siciliano gelosissimo che tiene praticamente ed inutilmente reclusa la sorella, una bellissima Claudia Cardinale al debutto), Memmo Carotenuto, addirittura morto (cosa inusitata per una commedia) nei primi minuti del film, e Carla Gravina, fantesca veneta perché allora erano i veneti che emigravano a fare i lavori più umili nelle famiglie benestanti.

 

 

Arrivò alla finale degli Oscar 1959 (perdendo), ma seminando negli USA un'ammirazione che si tradusse in ben due remake e ispirando addirittura un musical di Bob Fosse.

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