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Cape Fear. Il promontorio della paura

Regia di Martin Scorsese vedi scheda film

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La recensione su Cape Fear. Il promontorio della paura

di Serum
7 stelle

 

Remake dell'omonimo film di J. Lee Thompson (con graditissimi cameo dei tre protagonisti, stavolta nelle fazioni opposte), ipertrofico (dura quasi mezz'ora in più ed è infarcito di barocchismi visivi più o meno riusciti) ma decisamente più dinamico e sfaccettato. Cady viene descritto come un predicatore popolano, cresciuto in un ambiente rurale folle, malato di religiosità, quasi lovecraftiano (con espliciti riferimenti agli Snake Handlers, i gruppi di fondamentalisti cristiani che negli USA praticano riti maneggiando serpenti e bevendo il loro veleno). Bowden passa dall'essere Atticus Finch ad un avvocato fedifrago, non cattivo ma in grado di commettere anche importanti scorrettezze professionali, il che rende il suo rapporto con la nemesi molto meno stereotipato, aggiungendo alla vicenda una componente di riflessione sulle falle dei sistemi legali (forse mai davvero risolvibili) semplice ma tutt'altro che disprezzabile. Anche la moglie e la figlia, che nel precedente erano quasi esclusivamente funzionali alle mire del villain, appaiono più caratterizzate, soprattutto la seconda: adolescente in piena tempesta ormonale, vogliosa di scoprire sé stessa ed il mondo che la circonda, sfuggendo al controllo dei genitori (anche se la facilità con la quale viene circuita, viste le circostanze, risulta poco credibile). Trovo però forzato affidare a quest'ultima il ruolo di voce narrante, considerando la sua marginalità nella vicenda, ed il titolo che sposta l'attenzione sulla zona geografica risulta pretestuoso, dato che appare solo negli ultimi minuti ed il suo potenziale immaginifico (paludi sterminate e senza via d'uscita) non viene sfruttato quanto si potrebbe sperare. Comunque si tratta di una rilettura riuscita.

 

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