Mentre aspettiamo due pezzi grossi della stagione diamo il benvenuto a ben due anime, un film su un imprenditore filosofo, un dramma dalle tinte horror con due grandi attori british, un giallo caustico, un film italiano con Whoopi Goldberg(!). E no, non è tutto.
Thriller psicologico di facciata (dai toni caustici e sempre leggeri) Vita Privata è nel cuore una commedia psicoanalitica, un viaggio interiore, una sorta di anti-terapia (in)consapevole cui una fantastica Jodie Foster bilingue presta testardaggine e nevrosi.
Dimostrazione pratica di quando si parla di piccoli e bellissimi film: questo lo è in pieno. Poetico, tenero, pieno di colore (eccellenti la fotografia e il commento musicale) e lontano dal chiasso.
Il documentario è un viaggio emozionale e sincero che unisce la nostalgia per un'epoca con l'analisi profonda dell'amicizia e del talento comico, rivelando i lati umani e vulnerabili di Aldo, Giovanni e Giacomo.
La regista palestinese Farah Nabulsi esordisce con un film di grande attualità e presa empatica, che tuttavia rappresenta bontà e cattiveria come caratteristiche divise tra due popoli, in modalità quasi matematica e senza eccezioni.
Ben Leonberg debutta nel lungometraggio con questo bellissimo “Good Boy" e riesce - attraverso i 70 minuti lungo i quali si dipana la storia - a smontare ogni aspettativa supereroistica in versione canina.
Se il fiacco comparto musicale, peraltro leggermente sbilanciato verso l’invadenza, è ormai un dato assodato – non certo l’ideale per un musical – i contraccolpi più significativi si avvertono sul versante narrativo.
Fermi tutti. Un documentario in 400 sale? Esatto, certo c'è di mezzo un trio... E comunque c'è anche un horror, che strano. E un cult degli anni '90 che è passato 200 volte in tv, eppure. E un film con un titolo lunghissimo che è anche un autogol. E il nuovo film di Vicari. E...
Ossia King of New York, un noir feroce e ambiguo con un cast straordinario (che dire dell’interpretazione unica e iconica di Christopher Walken), in cui si descrive una Sodoma e Gomorra di fine millennio senza nessuna speranza.
Come sempre i festival (soprattutto per chi non può frequentarli) rappresentano una bella fonte a cui abbeverarsi per fare scorta di future visioni. Un grande grazie, dunque, a chi c'era!
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