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ABSOLUTE BEGINNERS - le nuove serie di settembre (parte 3)
di Andrea Fornasiero ultimo aggiornamento
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Berlin Station

Inizierà il 16 ottobre su Epix (la più giovane delle premium cable americane) e sarà il primo drama del canale, ma i primi due episodi sono già stati diffusi gratuitamente sul canale web di Epix a settembre. Berlin Station è ideata da Olen Steinhauer, romanziere specializzato di genere spionistico che qui esordisce come showrunner, vanta tra i produttori e regista dei primi episodi l’ottimo Michael Roskam di Bullhead e The Drop e un cast di altissimo livello: Richard Armitage, Rhys Ifans, Richard Jenkins e la versatile Michelle Forbes, volto più televisivo degli altri ma presente in molte delle migliori serie degli ultimi anni. Berlin Station racconta le operazioni degli uomini della Cia di stazione a Berlino, messi in crisi dal “whistleblower” Thomas Shaw, una sorta di Edward Snowden che racconta gli sporchi segreti dell’operato dell'Agenzia in Germania. Una trama che ricorda quella della quinta stagione di Homeland, ma con una struttura molto più corale dove non c’è una sola agente a dipanare il mistero bensì una complessa struttura, che viene messa in crisi e i cui vari operativi agiscono ognuno con un proprio obiettivo e diverse strategie. Decisamente densa per la mole di personaggi e la complessità della vicenda, inoltre poco interessata nei primi episodi alla scorciatoia delle vite private dei protagonisti per acchiappare lo spettatore, di Berlin Station avrà più senso dare un bilancio a fine stagione, di certo il cappa e spada tra spie è realizzato in modo credibile grazie all’esperienza dell’autore, del cast e del regista.

Graves

Prima comedy di Epix, anche questa parte il 16 ottobre ma i due primi episodi sono già stati diffusi in forma gratuita a settembre. Graves è ideata da Joshua Michael Stern, anche regista del pilot, qui al suo esordio nella serialità dopo la regia e/o la sceneggiatura di diversi film e Tv movie tra cui il Jobs con Ashton Kutcher. Richard Graves è un ex-presidente repubblicano degli Stati Uniti, che nella pensione riflette sul proprio operato, capisce le ragioni di chi l’ha criticato durante la sua presidenza e si dà a un attivismo politico sorprendente per tutti, a partire da chi lo ha affiancato come la moglie o da chi lo ha idolatrato come il suo nuovo assistente Isaiah. Ne è mattatore assoluto Nick Nolte, mentre l’ex First Lady è incarnata da Sela Ward, attrice cinematografica ai tempi del Il fuggitivo e poi passata in Tv per Once and Again e ben 57 episodi di CSI: N.Y. Sebbene Nolte sia efficace, per ora la comedy sembra un troppo ottimista nella conversione dell’ex-presidente repubblicano, senza il cinismo e la cattiveria (tranne per un passaggio minore del pilot) cui ci hanno giustamente abituato le comedy politiche, da Alpha House a Veep. Non mancano però elementi farseschi e il finale del secondo episodio propone una soluzione davvero originale e inattesa che potrebbe dare una direzione interessante alla serie.

Paranoid

Crime inglese di ITV dalla partenza non entusiasmante, Paranoid ha per protagonista un detective affetto da problemi mentali, nel suo caso la paranoia - che è comunque un passo avanti rispetto alle visioni di River e alle trance di Marcella, ma chissà se torneremo a vedere poliziotti che non abbiano costante bisogno di un analista... Lo interpreta Robert Glenister, fratello di Philip Glenister e noto in Italia per Hustle – I signori della truffa, non è però l’unico fulcro della vicenda che lo vede affiancato a colleghi tra cui spicca Indira Varma, la Ellaria Sand del Trono di spade e già tra le attrici di Roma, che qui interpreta una detective lasciata dal suo compagno e in crisi di mezza età. Insieme a un più giovane agente indagano su una serie di omicidi, aiutati da una testimone dotata di una memoria straordinaria, al punto da suscitare in loro diverse perplessità. La serie, coprodotta con gli States, è iniziata il 22 settembre e sarà poi diffusa internazionalmente su Netflix. Gli otto episodi sono interamente scritti da Bill Gallagher - autore di Conviction, del remake di The Prisoner e di The Paradise - e diretti da Mark Tonderai, regista cinematografico poco fortunato (Hates – House at the End of the Street con Jennifer Lawrence) che quest’anno in Tv ha anche curato la regia di tutti gli episodi della serie mystery di Sky1 The Five.

Easy

Dramedy interamente curato per regia, produzione e sceneggiatura da Joe Swanberg, uno dei principali alfieri del filone mumblecore, Easy è una serie antologica di otto episodi, disponibile su Netflix dal 22 settembre, ognuno dedicate alle vicende più o meno ordinarie della gente di Chicago. Dominano soprattutto problemi di coppia, dalla perdita dell’intesa sessuale al desiderio di gravidanza, ma non mancano questioni professionali, di crisi artistica e di mezza età. Nel cast, oltre a diversi caratteristi, anche alcuni volti più famosi come Malin Akerman, Orlando Bloom, Dave Franco e la cliccatissima Emily Ratajkowski. Come da tradizione per Swanberg si gira più o meno a vuoto, con occasionali momenti divertenti o significativi, accerchiati da infinite chiacchiere improvvisate sul set. Se la durata breve delle puntate, di circa mezz’ora, può alleggerire il problema, la disponibilità di tutti gli episodi e il fatto che siano in un certo senso legati (dai pochi gradi di separazione tra i personaggi), finisce per spingere al “binge”, con il risultato opposto: quasi quattro ore di mumblecore sembrano davvero troppo per chiunque...

Notorious

Nulla a che fare con il film omonimo di Hitchcock, Notorious è una serie ABC in stile Shondaland iniziata il 22 settembre. Racconta di un avvocato (ispirato a Mark Geragos) e una producer di news (ispirata a Wendy Walker) e vorrebbe trattare nientemeno che il rapporto tra informazione e giustizia, tra influenze reciproche, inganni e seduzioni. Il tutto segue il formato procedurale di un caso per puntata e il pilot è così veloce e sovraccarico che finisce per ingenerare confusione anziché un ritmo incalzante. Nel cast troviamo Piper Perabo, reduce da Covert Affairs e Daniel Sunjata noto per Rescue Me e Graceland. Gli autori di questo pasticcio sono Allie Hagan e Josh Berman, lui a lungo producer di CSI e Bones, lei invece esordiente. Alla regia Michael Engler, versatile regista di Tv capace di passare dai network alle cable senza problemi, un solido professionista insomma, ma nemmeno lui può salvare uno dei peggiori esordi dell'anno.

Pitch

Ambientata nella Major League del Baseball USA, Pitch cavalca il sentiero del mélo sportivo, com'è evidente nel rapporto tra il padre e la protagonista e soprattutto nel colpo di scena di fine puntata. È però soprattutto una serie sull’emancipazione femminile, perché la protagonista è una donna che arriva a lanciare in un campionato professionista totalmente maschile per la squadra dei San Diego Padres, e dove molti compagni di squadra la accolgono con scetticismo, ritenendola solo un caso mediatico destinata a essere presto dimenticata. La serie Fox, iniziata il 22 settembre, è abbastanza appassionante e vede protagonista Kylie Bunbury, ex Under the Dome, inoltre vi partecipa un grande caratterista americano come Bob Balaban, recentemente visto in Tv in Show Me a Hero. Ad arrotondare il cast: Mark-Paul Gosselaar, Mark Consuelos (ex Alpha House) e Ali Larter (a lungo tra i protagonisti di Heroes). La serie è ideata da Rick Singer e Dan Fogelman, che quest’anno è anche autore di This Is Us e vanta nel curriculum un piccolo cult come Galavant. Alla regia Paris Barclay, un altro professionista flessibilissimo che è passato da In Treatment a Glee senza battere ciglio. Tra le novità dei network Pitch sembra fra le più oneste, ma il colpo di scena finale spinge già verso un accumulo di sviluppi chiaramente da Tv commerciale.

The Exorcist

Adattamento del libro di William Peter Blatty, da cui fu tratto il celebre cult di William Friedkin, The Exorcist riesce a non seguire troppo da vicino l’illustre precursore e il risultato è più convincente del previsto, specie considerato che l’ideatore Jeremy Slater è noto per aver sceneggiato il super-flop Fant4stic. Alla riuscita dell’operazione contribuisce la regia del buon Rupert Wyatt, già dietro la macchina da presa di L’alba del pianeta delle scimmie, oltre al cast che vanta Geena Davis, l’intenso Ben Daniels già visto in Flesh and Bone e come protagonista il messicano Alfonso Herrera fattosi notare anche in Sense8. Tra visioni, indemoniati e profezie, The Exorcist corre il rischio di diventare ripetitivo, perché la varietà delle possessioni non sembra estendibile all’infinito, ma il primo pericolo, ossia somigliare troppo a Outcast, è stato sapientemente scartato grazie a un’ambientazione e a un contesto religioso differente. Paradossalmente per altro sembra molto più cupa questa serie, programmata su Fox dal 23 settembre, di quella invece trasmessa sulla premium cable Cinemax. 

MacGyver

Siccome la Tv americana è come il maiale e non si butta via niente, ecco tornare pure l’eroe dalle mille pronte invenzioni MacGyver, meno solitario che in passato e subito calato nel contesto operativo di una squadra in stile Mission: Impossible. Trasmessa questa volta su CBS, dove è iniziata il 23 settembre, la nuova MacGyver ha per protagonista il belloccio Lucas Till (il poco memorabile Havok degli X-Men cinematografici) e recupera da CSI George Eads. Più interessante Sandrine Holt, vista nella prima stagione di House of Cards come avversaria di Claire Underwood, e qui a capo delle operazioni, che coinvolgono anche una detenuta in permesso in speciale. Dopo un incipit al lago di Como e un attentato che rivela nascondere un tradimento, l’azione precipita velocemente in Usa con varie situazioni improbabili ma non molto divertenti. Nonostante un pilot diretto dal sopravvalutato James Wan, lo sviluppo curato da Peter Lenkov, sceneggiatore di ben 23 episodi di Hawaii Five-0 denuncia tutti i limiti di un prodotto che cerca di essere allo stesso tempo avventuroso e rassicurante. Più timido di Blacklist e senza i personaggi di NCIS: Los Angeles, MacGyver potrebbe essere tra le prime serie cancellate, e sarebbe meglio così.

Van Helsing

Prodotta con il solito risparmio di mezzi da SyFy, Van Helsing iniziata il 23 settembre, è il libero adattamento di un fumetto omonimo della Zenscope, sorprendentemente curato da Neil LaBute. Il regista del feroce Nella società degli uomini, non è nuovo a impegnarsi in Tv, ma un progetto così spiccatamente di serie B non sembrava davvero nelle sue corde. Forse anche per questo si guarda bene dal firmarne la regia, affidata a Michael Nankin che non si fa mancare nemmeno uno sciattissimo errore di continuità:

Van Helsing racconta di un mondo caduto in mano ai vampiri ma dove una donna possiede un sangue che può riconvertire i mutati succhiasangue in normali umani. Dotata inoltre di capacità rigenerative, la misteriosa Vanessa Helsing dovrebbe essere la figlia di Abraham Van Helsing, a sua volta in cerca della propria figlia e decisa suo malgrado a guidare la resistenza contro i vampiri pur di ritrovarla. Nel cast oltre alla protagonista Kelly Overton vista in True Blood e Legends, anche due ex di Hell on Wheels (di cui LaBute ha diretto vari episodi): i canadesi Jonathan Scarfe e Christopher Heyerdahl. La differenza di obiettivi e la lite tra i vari umani sopravvissuti, così come la ferocia degli attacchi dei vampiri, trovano una certa solidità e si apprezza anche lo sforzo di dare una struttura alla serie, dove il secondo episodio è per esempio interamente un flashback. Van Helsing non riesce comunque a liberarsi della cheapness di SyFy, ormai buona al massimo per produrre guilty pleasure, spesso con più guilt che pleasure.

Aftermath

Serie canadese contemporaneamente trasmessa in patria su Space e in USA su SyFy a partire dal 27 settembre, Aftermath racconta di un’apocalisse sovrannaturale, dove allo schiantarsi di alcune meteore sulla Terra e al dilagare di una febbre che fa impazzire gli umani, si aggiungono alcuni spiriti capaci di possedere uomini e donne e di abbandonare i loro corpi per una nuova destinazione al momento della morte. In mezzo a tutto questo una famiglia cerca di sopravvivere e di restare unita: il padre è un professore di antropologia mentre la madre è una tostissima ex pilota dell’aviazione americana. La interpreta Anne Heche, sicuramente la star della serie e non nuova a incursioni in Tv (Men in Trees, Hung, Dig). Gli ideatori sono William Laurin e Glenn Davis, che si ricordano più che altro per la serie prodotta da John Woo in Once a Thief. Aftermath conferma una regola della Tv: non c’è niente di peggio di una serie canadese che cerca di scimmiottare quelle americane.

Luke Cage

Disponibile dal 30 settembre su Netflix, Luke Cage è la terza serie della branca del Marvel Cinematic Universe del servizio OTT (Over The Top). Se il protagonista Mike Colter si era già visto in Jessica Jones e se Rosario Dawson è una presenza stabile di queste serie, un vero e proprio fil rouge, sono invece una new entry il villain Cornell Stokes, alias “Cottonmouth”, interpretato dal Mahershala Ali di House of Cards, e la bella Misty Knight incarnata da Simone Missick, qui ancora solo una detective di polizia per ora priva di braccio bionico. Alla regia dei primi due episodi ritroviamo Paul McGuigan, che in questi giorni ha firmato anche il pilot di Designated Survivor, mentre lo showrunner è Cheo Hodari Coker che arriva da una discreta gavetta come sceneggiatore e che soprattutto ha insistito per rendere la tipicità di Harlem e in particolare quella musicale. È infatti proprio il soundtrack, black, suadente e ritmato, a diversificare Luke Cage dalle altre serie Marvel-Netflix e a creare anche un’atmosfera che a volte è mancata ai suoi precursori. Certo i 13 episodi, lunghi quasi un’ora, sembrano un po’ troppi per la storia di un uomo indistruttibile contro dei comuni gangster, ma il ruolo di Cage ha anche l’effetto di scardinare il sistema sociale della comunità nera ed è lì, più che nel plot o nella formazione dell’eroe, che sta il principale interesse della serie. Ci torneremo presto.

Infine, come avrete notato manca all’appello, Crisis in Six Scenes di Woody Allen, il cui interesse è però autoevidente e sulla quale scriveremo già nei prossimi giorni. 

Qui gli altri articoli dell'osservatorio sulle nuove serie Absolute Beginners
(che fa parte della rubrica CoseSerie)

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