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Mauricio Raul Kagel, magico demistificatore
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Mauricio Raul Kagel, magico demistificatore

Settembre nero 2008: purtroppo un altro lutto da me particolarmente sentito. Dopo Florestano Vancini e Paul Newman se ne va un altro grande artista, importante soprattutto nell'ambito musicale ma che rientra a pieno titolo anche in questo sito come regista di almeno diciotto film. L'ho saputo da pochi giorni, ma è morto il 18 settembre, stesso giorno di Vancini. Un mese brutto anche per la scomparsa (in ambito musicale) del direttore d'orchestra inglese Vernon Handley (10 set.; da me molto apprezzato) e del baritono Peter Glossop (7 set.; anche lui inglese).
Mauricio Kagel (Buenos Aires 1931 - Colonia 2008) è stato uno dei musicisti più ironici e (ri)conosciuti della Nuova Musica novecentesca, attivo soprattutto in Germania. La sua è stata una concezione della musica eterogenea, se vogliamo anche "impura", perché senza confini, senza steccati prestabiliti, sempre osmotica e in contatto con "l'altro", che siano le altre arti o la realtà fenomenica, una concezione lontana dalla sacralità assoluta del concerto, ironica, demistificatoria, circense, metamusicale, con una gestualità intesa non solo come icastica idea tematica musicale, ma soprattutto come concreta azione fisica, mimica, in simbiosi diretta con le note, i rumori, gli strumenti, gli oggetti, lo spazio, a volte il pubblico [ben altra cosa dal kitsch stucchevole, ammiccante e ruffianamente ingannatore di un Giovanni Allevi, specchio per le allodole che vorrebbe interagire col pubblico e desacralizzare il concerto classico]. Scusate lo sconfinamento, ma la poetica di Kagel è in diretto rapporto con la sua creatività filmica: la sua metamusica (composizioni costruite a partire da brani preesistenti altrui, ovviamente esplicitati anche se a volte immersi nel tessuto sonoro), la sua compenetrazione di arti, secondo un ideale da artista rinascimentale, e di livelli di significazione, sono connessi anche alla struttura dei suoi film, influenzati da una visione dadaista o surrealista, ma caratterizzati dall'ambivalenza di reale e stralunamento, o un assurdo irrealistico (penso al film Ludwig van). Una ecletticità che lavora sui materiali a disposizione, concreti o astratti, una concezione artistica aperta che ricorda un po' Peter Greenaway, alla ricerca di contatti e punti di fusione, o di universi ulteriori all'interno di ciò che abbiamo dentro o intorno a noi; oppure ricorda il metacinema alla Godard e ancora l'esperienza di Beckett, Ionesco, Borges e Aldous Huxley, dalla cui lettura ha voluto sperimentare l'assunzione di allucinogeni: Assunzioni controllate in una clinica sotto guida medica, proprio allo scopo di scrivere un pezzo sulle influenze della droga sull'orecchio, sulla sensibilità musicale, sull'immaginazione. Io volevo assolutamente sapere, varcare la soglia, ma non certo allontanarmene così tanto da non poter tornare indietro. [...] arrivare a comprendere chiaramente che la realtà si deve prendere con molta cautela. (Intervista a MK di Paolo Bertoli, in Musica n.200, ottobre 2008, p.46).
Addio Mauricio, per fortuna abbiamo la tua musica unica e i tuoi film bizzarri.

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