Regia di Sam Raimi vedi scheda film
Cambio di registro, o forse no; di sicuro una svolta inaspettata. È rarissimo il repentino cambio di genere all’interno di una stessa saga. Anzi, addirittura di una trilogia!
La meritatissima aurea cult de “L’armata delle tenebre” sopravvive splendidamente ancora oggi, tanto che sono in molti a conoscerlo e perfino idolatrarlo senza essere effettivamente a conoscenza del suo legame con i precedenti episodi. Legame che in fin dei conti è solo pretestuale, perché nonostante inizi esattamente dove “La casa 2” finiva, si tratta di un’opera a suo modo a sé stante, nella quale Raimi si prende ancora più libertà rispetto al secondo capitolo. Il che è tutto un dire.
“L’armata delle tenebre” è una pellicola esilarante, irresistibile, grottescamente cartoonesca, schematicamente fumettistica, genuinamente barocca, superbamente sfrenata.
È indubbiamente la quintessenza dello stile del regista, il film-testamento della sua poetica. Quest’ultima è strutturata su una libertà creativa che nella propria vivacità ha qualcosa di squisitamente fanciullesco, ma che sa rivelarsi sapiente, intelligente, fantasiosa e carica d’estro come solo Tim Burton nei suoi migliori esordi.
Nel mettere in scena il proprio armamentario immaginifico, Raimi si apre alla citazione, il cui molteplice ricorso impreziosisce ulteriormente il tutto: da “Ultimatum alla Terra” (l’idea del ricorso alla famosa formula magica e la sua successiva storpiatura sono geniali) a “Gli argonauti” (tutta la memorabile battaglia finale), non mancando perfino di citare sé stesso (la sequenza nel bosco, prima dell’arrivo di Ash al mulino, viene dritta dritta dai passati “Evil Dead”).
Al di là dei suddetti rimandi, il film è un concentrato di scene cult a ripetizione (quella del pozzo, quella dei tre “diversi” volumi del Necronomicon nel cimitero, quella finale nel supermercato; solo per menzionarne alcune), vero e proprio trionfo del divertissement all’insegna dell’avventura, nonché elisir del sarcasmo applicato a certo cinema di genere.
Un film che forse necessita perfino di un certo background culturale cinematografico per poter essere colto appieno in tutte le sue sfaccettature, ma che è comunque in grado di venire apprezzato anche al di là di ciò.
Stracult, da vedere e rivedere.
Bruce Campbell consegnato al mito.
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