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I senza nome

Regia di Jean-Pierre Melville vedi scheda film

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La recensione su I senza nome

di Inside man
10 stelle

Non è mia consuetudine raddoppiare il commento incanalandolo inoltre sul “molto personale”, ma sono reduce dalla proiezione della versione originale (al TorinoFilmFestival) di un film seminale per la mia passione cinematografica e verso cui corro seriamente il rischio di una sindrome di Stendhal. In sala ed all’uscita ho provato emozioni da ventenne infatti, le stesse di quando in tempi non sospetti, commentavo le inquadrature con amici increduli, farneticando di pietra miliare incompresa del polar (in questo figlioccio dell’inascoltato C.G.Fava). Innanzitutto quindi, confermo integralmente quanto scritto in precedenza: si tratta di uno dei massimi capolavori della storia del cinema. Le cospicue parti tagliate sciaguratamente nella versione italiana, sono parsi mirabili tasselli riaffiorati dal nulla. Ecco apparire le scene del cinico ed ironico superiore di Bourvil, l'ispettore capo (figura interamente cancellata!), i tre (!) gatti casalinghi di Mattei, la sequenza dell'ingresso nell’appartamento abbandonato da 5 anni, splendida ed agghiacciante (un delitto eliminarla, ma d’altronde in quegli stessi anni la censura voleva bruciare, e dico bruciare, Ultimo tango a Parigi? Di cosa stupirsi pertanto?). Il sonoro originale mi ha rivelato un’interpretazione eccellente di Delon (mal servito in italiano), un ruolo carismatico il suo, enigmatico, ma melvillianamente mai così romantico, mentre Montand e Bourvil rimangono a livelli insuperabili. Di contro alcuni minuti di troppo sembrano appesantire leggermente il ritmo della rapina nella parte antecedente l'ingresso di Jansen. Quisquilia di un geometrico spaccato di cinema allo stato puro, un'incantevole, glaciale sinfonia determinista. La rigidità espressiva, l’etica, ed il senso di fatalità di questi antieroi quarantenni assume, col passare del tempo, connotati sempre più kafkiani, metafisicamente vicini, prossimi ad una seconda pelle, sempre di più, anno dopo anno…Se la veduta di Delft era un quadro vivo, ebbene Le cercle rouge è un film vivo! Infine un plauso agli organizzatori del Festival, coraggiosi nel proporre una doverosa retrospettiva Melvilliana (peccato per la mancanza de "Le samourai"). La sala era piena, silenziosa ed attenta, speriamo in un buon viatico per la consacrazione definitiva nel nostro paese. La sparuta armata delle ombre fatta di vecchi cultori e fan(atici), dopo tanta attesa, ringrazia sentitamente.

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